Calciatori accusati di aver violentato una 23enne: “Hanno abusato di lei per divertimento”
Avrebbero scelto di abusare una ragazza per il "proprio divertimento" e in questo modo avrebbero approfittato della sua "inferiorità psicofisica" dovuta all'assunzione di alcol. Non solo. L'avrebbero "ridicolizzata e fatta oggetto di volgarità e frasi violente" in una lingua che la 23enne non conosceva.
È questo quello che hanno scritto, così come riportato dall'agenzia Ansa, i giudici del tribunale del Riesame di Milano relativamente al caso dei calciatori Mattia Lucarelli, figlio dell'ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni accusati di aver stuprato a Milano, insieme ad altri tre amici anche loro indagati, una studentessa americana di 23 anni nella notte tra il 26 e il 27 maro 2022.
Le parole dei giudici
Per i giudici non ci sarebbero dubbi. I video mostrerebbero come gli indagati sarebbero stati "del tutto indifferenti rispetto alle evidenti condizioni di alterazione" della ragazza, la quale – così come dimostrato dai video realizzati quella notte – era in un evidente condizione di "inferiorità psicofisica".
Una condizione tale che renderebbe ininfluente qualsiasi considerazione relativa a una "partecipazione attiva e del consenso della vittima". Consenso che, per il Riesame, probabilmente in condizioni normali non ci sarebbe mai stato.
Nelle motivazioni, i giudici ritengono che il gruppo avrebbe avuto "un chiaro progetto" di abusare della ragazza. Un piano che sarebbe poi stato alimentato dall'intento di "filmare a sua insaputa" quanto sarebbe accaduto e probabilmente per il solo gusto di "immortalare il momento e poter rivedere e rivivere le proprie ‘prodezze'".
Parole raggelanti. Così come quelle che sostengono che dai video sarebbe emerso come i partecipanti sarebbero stati convinti che ognuno di loro avrebbe avuto il proprio "turno". Con questa sentenza il Tribunale non solo ha confermato i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due calciatori e degli altri tre, ma ha considerato attendibile il racconto della ragazza.
Eppure, nonostante questo, i giudici hanno revocato gli arresti domiciliari per i due. Al posto di queste misure, è stato disposto per entrambi l'obbligo di dimora a Livorno con il divieto di uscire di casa dalle 20 alle 8. Per il Tribunale quanto deciso infatti basta ed è adeguato "tenuto conto della peculiarità del caso concreto (avvenuto a Milano, dopo una serata trascorsa in un locale notturno), dell'assenza di precedenti e di segnalazioni di rilievo, dell'inserimento in un rassicurante contesto familiare".