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Cadono tutte le accuse su Expo: per Beppe Sala arriva l’archiviazione della Corte dei Conti

“Non c’è stata irregolarità sugli accordi Expo di Palazzo Italia, Cardo e Piastra”. Così la Corte dei Conti ha deciso per l’archiviazione per quanto riguarda la posizione del sindaco milanese Beppe Sala, mentre per Carlo Chiesa, responsabile del provvedimento e vicedirettore della Divisione Costruzioni di Expo, è arriva l’assoluzione piena.
A cura di Giorgia Venturini
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Si chiude il sipario sulla vicenda giudiziaria di Expo che ha visto coinvolto anche il sindaco di Milano Beppe Sala, ai tempi dell'esposizione universale amministratore delegato della società. A mettere una volta per tutte la parole fine sui rilievi mossi dall'Anac sulla strada Zara Expo è la Corte dei Conti: ora è arrivata un'archiviazione e un'assoluzione.

Cosa contestava la Procura

Nel mirino – come riporta Il Corriere della Sera – era finiti due accordi transattivi di diversi milioni di euro: il primo valeva 25 milioni e 778 mila euro e riguardava la transazione sui lavori di varianti di Palazzo Italia e dei manufatti del Cardo. La Procura contabile per questa transazione ha contestato un danno erariale per 6 milioni e 749 mila euro.

Il secondo accordo riguardavano i lavori extracontrattuali della famosa "piastra" pattuiti a 24 milioni, cifra che secondo la Procura è stata giudicata "irrazionale" contestando un danno erariale di 19 milioni e 673 mila euro.

La decisione della Corte dei Conti

Ora cadono tutte le contestazioni: la Corte dei Conti ha deciso per l'archiviazione per quanto riguarda la posizione del sindaco milanese, mentre per Carlo Chiesa, responsabile del provvedimento e vicedirettore della Divisione Costruzioni di Expo, è arriva l'assoluzione piena.

Con la sentenza i giudici spiegano che "la bozza d’accordo transattivo ha ricevuto il parere favorevole sia dell’Avvocatura dello Stato sia dell’Autorità anticorruzione. Sebbene sia vero che entrambi i pareri non hanno riguardato gli aspetti tecnico economici della transazione, non può però opporsi una radicale svalutazione della loro rilevanza", come riporta Il Corriere della Sera.

E ancora: nelle contestazioni "la Procura non tiene in debito conto i benefici che la transazione ha comportato per la società (Expo,ndr) derivante dalla mancata sospensione dei lavori e dal connesso avvio della manifestazione nei tempi previsti, dall’aver evitato pesanti conseguenze in termini sanzionatori e risarcitori nonché del lungo e inevitabile contenzioso" con l’appaltatore. I giudici quindi hanno concluso che non c'è stata illiceità nella condotta e che la transazione ha portato più benefici che danni.

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