Cade da un palo dello skilift in Val Palot e muore, secondo la perizia quella stazione non avrebbe dovuto esserci

Quella stazione intermedia sulla pista da sci della Val Palot a Pisogne (in provincia di Brescia) dalla quale lo scorso 28 dicembre è precipitato Angelo Frassi non avrebbe dovuto esserci. È quanto è emerso dalla consulenza tecnica disposta dalla Procura per verificare le condizioni dell'impianto di risalita, risultato vetusto o ammalorato. Il 67enne, addetto a quella stazione, stava salendo il palo alto sette metri per risolvere un guasto, quando è precipitato. Secondo gli investigatori, i titolari della società DNF Sport, Nicoletta Merighetti e Silvano Sorio, avrebbero chiesto a uno dei loro dipendenti di spostare il corpo ormai senza vita del 67enne, in modo da far pensare che fosse deceduto a causa di un malore.
Come riportato dal Corriere della Sera, la stazione intermedia dello skilift che era stata affidata a Frassi non era prevista nel progetto originario. Era stata introdotta per cercare di risolvere il problema della mancanza di neve che, fino a quel punto, veniva introdotta artificialmente. Secondo la consulenza tecnica affidata all’ingegner Paolo Panzeri, gli sciatori scendevano al volo con l'aiuto di Frassi, dato che oltre quel palo di neve non ce n'era.
Il 28 dicembre 2024, però, la fune di un seggiolino si sarebbe attorcigliata al cavo di scorrimento, bloccandolo. Così, il 67enne, ex metalmeccanico, avrebbe salito la scaletta, che non era "cintata" a dovere, per sbloccare gli ingranaggi con un bastone. Uno sciatore che aspettava il suo intervento per poter ripartire, lo avrebbe visto perdere l'equilibrio e precipitare. Il corpo, però, venne ritrovato alcuni metri più a valle, nei pressi di una cabina di comando.
All'inizio si pensava che Frassi era stato stroncato da un malore, tuttavia l'autopsia ha rilevato un trauma toracico anomalo e un cuore "spaccato a metà" da una lesione incompatibile con l’infarto. Secondo gli investigatori, Nicoletta Merighetti e Silvano Sorio, titolari della società DNF Sport, avrebbero chiesto a un dipendente di spostare il corpo di Frassi per camuffare l'incidente sul lavoro. I due erano finiti agli arresti domiciliari, provvedimento che gli è stato revocato il mese scorso. Il lavoratore, invece, è indagato per favoreggiamento. Intanto, lo skilift è ancora sotto sequestro.