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Omicidio di Vanzaghello, il padre riconosce la vittima dai tatuaggi

Si chiamava Tai, era un nordafricano di 34 anni senza fissa dimora. A riconoscerlo il padre, arrivato dal Marocco per mettersi sulle tracce del figlio. La polizia aveva diffuso le immagini dei suoi tatuaggi per aiutare l’identificazione.
A cura di Francesca Del Boca
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Una delle immagini dei tatuaggi diffuse dalla Procura di Busto Arsizio
Una delle immagini dei tatuaggi diffuse dalla Procura di Busto Arsizio

Si chiamava Tai e aveva 34 anni. Ha un volto e un'età il cadavere ritrovato sabato 7 maggio in una piazzola di sosta tra Vanzaghello e Lonate Pozzolo, nei pressi dell'aeroporto di Malpensa, seminudo e con gli evidenti segni di un brutale pestaggio. Per agevolarne l'identificazione, la questura di Varese e la Procura di Busto Arsizio avevano diffuso giorni fa le immagini dei tatuaggi sparsi sul corpo del giovane, un nordafricano senza fissa dimora: a riconoscerli il padre, arrivato dal Marocco per mettersi alla ricerca del figlio, che nei giorni scorsi si era presentato ai carabinieri di Corsico per denunciarne la scomparsa.

La ricostruzione

Secondo gli inquirenti, il delitto è legato allo spaccio di droga della zona. Sul volto tumefatto del giovane trovato senza vita a Vanzaghello sono presenti scottature di sigaretta e su tutto il corpo lividi, segnali di botte e violenti traumi (tra cui le gambe fracassate, verosimilmente da una macchina che l'ha investito prima o dopo la morte): quasi un'esecuzione, un regolamento di conti. Una delle ipotesi in campo è che la faccenda sia collegata all'omicidio di Rescaldina, nel Milanese, dove lo scorso 2 aprile un ventiquattrenne marocchino era stato freddato con un colpo di pistola alla testa.

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