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Bufera in Consiglio Comunale dopo l’inchiesta urbanistica, il sindaco Beppe Sala: “Questa non è la mia resa”

Bufera durante l’ultimo Consiglio Comunale dopo che l’inchiesta della procura ha travolto Palazzo Marino: l’assessore Bardelli si è dimesso e l’opposizione ha chiesto le dimissioni di Sala. La replica del Sindaco: “Questa non è la mia resa”.
A cura di Giulia Ghirardi
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"Rinunciare al Salva Milano è un atto dovuto, ma non certo una resa". Così si è espresso il sindaco di Milano, Beppe Sala, in apertura del Consiglio comunale che si è tenuto ieri pomeriggio, lunedì 10 marzo, nel corso del quale l'assessore Bardelli ha annunciato le proprie dimissioni dall'incarico dopo essere finito al centro dell'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano per delle frasi contro la giunta pronunciate quando era ancora avvocato.

Il primo a prendere la parola è proprio Sala. Inizia ringraziando Guido Bardelli per "l'importante lavoro svolto" che, secondo il sindaco, è ciò che va ricordato piuttosto che i messaggi incriminati finiti nelle intercettazioni. A quelli, secondo Sala, va dato il peso che hanno. Perché "se fosse resa pubblica la messaggistica di tutti noi per un anno di fila, non credo che non si verificherebbero situazioni di grandi imbarazzo".

Dal canto suo, Bardelli si è detto “sconcertato. In primo luogo per la divulgazione “dei miei messaggi privati, utilizzati a sostegno di tesi contenute in atti giudiziari non a me rivolti”e ha invitato i consiglieri a valutare la sua “lealtà" sulla base “del lavoro svolto, al di là di ogni polemica politica che mi piacerebbe oggi non ci fosse”. Ha poi aggiunto in merito alle sue dimissioni, che ha presentato al sindaco Giuseppe Sala: “Ho a cuore che la giunta possa proseguire la sua azione, rimetto il mio mandato a beneficio della libertà e serenità di tutti".

La questione del Salva Milano e le proteste dell'opposizione

Dopo i ringraziamenti si è passati al vero nodo politico della questione, il Salva Milano. Il disegno di legge che, secondo gli inquirenti e secondo quanto emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato "dettato ai parlamentari" per fermare le inchieste della Procura dagli stessi indagati tra cui anche l’ormai ex dirigente comunale Giovanni Oggioni. Già qualche giorno fa Sala aveva pubblicamente dichiarato di aver preso le distanze dal Salva Milano, ma questo, per il sindaco, "non è una resa". Al massimo, "un atto dovuto".

È questo l'assist che permette a Sala di incalzare il Parlamento a intervenire su una materia che definisce “mal regolamentata” e “di difficile interpretazione”. Dunque, da questo momento "ci metteremo in attesa per capire cosa il Parlamento vorrà fare e lo faremo senza intervenire", ha detto Beppe Sala. "Io stesso ho fatto continui richiami alla necessità di stringere i tempi, a questo punto non aprirò più bocca sul tema. Mi pare che si stia arrendendo se in 12 mesi non si riesce a fare una norma così è difficile convincere la gente dell’efficacia dell’azione politica. Si può dire sì o no ma ci deve essere un tempo per tutto, per la discussione e per la decisione e a volte sembra che la politica non conosca questa regola basilare".

È a questo punto che si scatenando le polemiche dell’opposizione. Nello specifico, è il capogruppo di Fratelli d'Italia, Riccardo Truppo, a intervenire, non soltanto verbalmente. Il culmine della scena è stato all'incirca questo: Turro che prende dei documenti per buttarli nel cestino della spazzatura dicendo che "questo è il modello Milano, tutto lavoro inutile", nel mentre, alcuni esponenti del partito hanno cominciato a sventolare dei cartelli con cui, a gran voce, hanno chiesto le "dimissioni di Sala".

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"Fuori di qua può urlare fin che vuole, questa è la dimostrazione dell’impreparazione di chi fa politica", si è limitato a replicare Sala. "Evidentemente Truppo non conosce l’educazione". Alla sua, si è poi aggiunta la voce della capogruppo del Pd, Beatrice Uguccioni, che, in riferimento ai cartelli in aula, ha commentato: "Sciacallaggio politico. Davvero chi ha al governo indagati e condannati per reati contro lo Stato e parla di complotto della magistratura, qui in aula chiede le dimissioni del sindaco?".

Comunque, secondo Beppe Sala, il punto è un altro e tale deve rimanere il focus del dibattito. "Fino a una settimana fa non ritenevamo di avere violato la legge e non lo riteniamo nemmeno ora", ha spiegato. "Gli interventi oggetto dell’indagine per il momento restano legittimi sul piano amministrativo, i permessi di costruire e le Scia non sono stati annullati neppure dai giudici penali. Se venissero annullati vedremo se potranno essere sanati con le norme generali".

Dunque, il confronto con la procura continuerà nelle sedi giudiziarie. "In altri procedimenti il Comune interverrà anche come parte civile, alla luce dell’ultima ordinanza cautelare del gip che ipotizza singoli casi di corruzione", ha concluso il sindaco di Milano. Perché c'è una bella differenza. "Un conto sono i singoli episodi di corruzione che vanno contrastati senza alcuna tolleranza e accertati con sentenza definitiva. Un altro conto sono le politiche urbanistiche attuate secondo noi legittimamente a Milano, che hanno consentito di risanare siti dismessi". Anche qui, come previsto, è scoppiata nuovamente polemica tra l'opposizione.

Su una cosa, però, sono stati d'accordo tutti in aula: il Piano Casa di Bardelli deve andare avanti. E, proprio questo aspetto, sarà un fattore particolarmente rilevante nella scelta del successore assessore.

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