No, Buccinasco (e a strascico tutta la Lombardia) non si è "svegliata" improvvisamente per l’omicidio di Paolo Salvaggio, ammazzato in pieno centro mentre andava al bar in piazzetta San Biagio come faceva tutte le mattine nelle due ore di libera uscite accordate dal giudice. E no, non si tratta nemmeno di “uno scambio di persona” come ieri ha detto sua moglie. Certo fa orrore che un uomo venga ammazzato a Buccinasco all’angolo di via Lamarmora, a pochi metri dall’ingresso del frequentatissimo parco Spina Azzurra e dalle scuole elementari ma Buccinasco è ancora la città dove la ‘ndrangheta allegramente risiede e non dismette le sue abitudini criminali. Non è mai andata via, la ‘ndrangheta, da Buccinasco e se si è ammorbidita l’attenzione nei suoi confronti, contribuendo a un’ingiustificata pacificazione generale, i motivi sono da cercare altrove.
C’è la storia di “Dum Dum” Salvaggio (a 17 anni sparò e uccise un buttafuori Nereo De Pol davanti a un locale di Bereguardo durante la notte di capodanno del ’78, poi gli affari di grosse partite di droga con i clan albanesi e montenegrini, la gestione del spaccio, i rapporti con il clan Barbaro-Papalia a Buccinasco e con il clan dei Magrini della Sacra corona unita a Settimo Milanese) ma di storie ce ne sono molte altre in questi ultimi anni: a Buccinasco la mafia è viva e vegeta, semplicemente non sparava.
Del resto non è un caso che proprio a Buccinasco a giugno dello scorso anno il Prefetto Renato Saccone firmò un’interdittiva antimafia per il distributore di benzina Agip di via dei Mille al civico 1. Formalmente intestato a Giovanni Gatto, 51 anni residente a Buccinasco ma nato a Platì: "Un quadro indiziario complessivo tale da far ritenere attendibile l’esistenza di idonei e specifici elementi di fatto, obiettivamente sintomatici e rilevatori di concrete connessioni con la criminalità organizzata, tali da condizionare le scelte dell’impresa", scriveva la Prefettura. E in quel benzinaio fino a pochi mesi fa ci lavorava Vincenzo Zappia, 53enne sempre di Buccinasco, che è il figlio di quel Pasquale Zappia (classe 1939, residente a Nudo), considerato personaggio di riferimento della locale di ‘ndrangheta di Corsico e Buccinasco con la carica di Mastro generale, incaricato di tenere i rapporti con la Calabria. E forse chi ha buona memoria ricorderà che quella pompa di benzina nel 1985 venne acquistata dagli Zappia con atti intimidatori vero il precedente titolare prima di passare di mano nel 1994 al prestanome Gatto.
Non è un caso nemmeno che a maggio nel 2018 a Buccinasco venne arrestato Domenico Sergi, all’epoca trentaduenne: Domenico Sergi è figlio di Francesco "Ciccio mbilli", mafioso in carcere ad Oristano e nipote di Antonio Papalia (nome di battaglia "U carciutu") e del boss Rocco Papalia. Domenico Sergi venne arrestato a seguito delle indagini sulla carrozzeria che gestiva con la sorella Anna e sui suoi spostamenti tra Buccinasco e Corsico. Durante le perquisizioni furono trovati in un box a Corsico cinque chili di hashish già suddivisi in panetti e una pistola Tanfoglio calibro 9×21, con munizioni e caricatori, risultata rubata circa due anni prima durante un furto nell'appartamento di un vigile della provincia di Bergamo. Fu ritrovata persino una Maserati GranTurismo dal valore di circa 100mila euro la cui scomparsa era stata denunciata da una società che noleggia auto di lusso. No, Buccinasco non era tranquilla.
Non è un caso nemmeno che a settembre del 2018 un imprenditore di Buccinasco decidesse di denunciare tre estorsori che pretendevano il pagamento di un debito accumulato da suo fratello. Anche in questo caso i nomi dicono tutto. C’era Paolo Pinto (che all’epoca aveva 40 anni) e c’erano Francesco Sergi (all’epoca 28enne) e Giuseppe Perre (che aveva 23 anni). Francesco Sergi è il figlio del boss Paolo Sergi che si è beccato un ergastolo per omicidi e sequestri, controllando la zona dalla sua villa bunker in via Odessa proprio a Buccinasco. Suo figlio aveva aperto un bar a Corsico, in via Foscolo, l’Old Caffè, per poi cederlo a un altro giovane di Casorate Primo. Nei giorni dell’arresto lavorava dal fratello Giuseppe, al bar Oro Bianco di via Milano, sempre a Corsico. Giuseppe Perre invece è parente del clan di ‘ndrangheta Sergi (da parte di madre) e dei Marmando. No, Buccinasco non era tranquilla.
De resto solo pochi mesi fa, era fine maggio, il boss Rocco Papalia (che rivendica con fierezza di avere costruito mezza città insieme al genero Salvatore Barbaro) rispondeva al sindaco di Buccinasco Rino Pruiti che lo invitava ad abbandonare la città dicendo che se ne doveva andare il sindaco e che "la mafia non esiste". Un litigio iniziato per un cortile della villetta della moglie (Adriana Feletti) in via Neraco a Buccinasco per metà confiscata dallo Stato: una lite di condominio che si conclude con il mafioso che caccia l’istituzione e nega la mafia. Pochi mesi fa, a Buccinasco. Una città in cui l’influenza dei Papalia, dei Barbaro, dei Sergi, dei Molluso, dei Perre, dei Trimboli (tutti mischiati con matrimoni che sono patti di sangue, oltre gli affari) continua a soffiare prepotentemente. No, Buccinasco non era tranquilla. Per questo stamattina arriva lo sconforto leggendo certi giornali e ascoltando certi notiziari che si sorprendono di una sorpresa che non sorprende. Forse ne abbiamo parlato troppo poco?