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Bruciano la foto della premier Meloni al corteo dell’8 marzo, indagate 4 attiviste: “Vogliono silenziare il dissenso”

Durante il corteo dell’8 marzo di Bergamo quattro attiviste hanno dato fuoco a volantini con i volti di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi e Roberto Vannacci. Per quella azione, sono indagate per vilipendio della Repubblica e delle istituzioni.
A cura di Enrico Spaccini
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Le attiviste di Non una di meno durante il corteo dell'8 marzo (foto da Facebook)
Le attiviste di Non una di meno durante il corteo dell'8 marzo (foto da Facebook)

Quattro attiviste del movimento transfemminista ‘Non una di meno' sono indagate per vilipendio della Repubblica e delle istituzioni per aver bruciato volantini che ritraevano i volti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del ministero dell'Interno, Matteo Piantedosi, e dell'europarlamentare Roberto Vannacci. L'azione si è svolta durante il corteo che si è tenuto lo scorso 8 marzo per le strade della città di Bergamo in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne. Sotto i volti dei tre politici erano state riportare alcune loro dichiarazioni: "Parole d'odio, di intolleranza e di violenza", hanno scritto le attiviste in un post su Facebook.

Come spiegato dallo stesso movimento, l'azione oggetto di un'indagine della Questura di Bergamo si è svolta durante il corteo dell'8 marzo in via Paglia, a Bergamo. Si tratta di una delle strade che sono state recentemente indicate come "zona rossa", ovvero considerate ad alto rischio di criminalità. Mentre i manifestanti criticavano questa misura, "che limitano la libertà di movimento anche a persone con processi o indagini aperte e condanne già scontate", quattro attiviste hanno preso tre volantini e li hanno bruciati.

Sui fogli erano stati stampati i volti di Meloni, Piantedosi e Vannacci. Il movimento ha spiegato che sotto a quello della presidente del Consiglio era stata inserita una sua frase con la quale "ha affermato di non aver mai creduto nelle politiche per la parità di genere", sotto quella del ministro una sua citazione con parole "piene di odio verso le minoranze e che auspicano l'affermarsi di uno Stato di polizia" e sotto quella del generale le frasi con le quali "si ostina a dichiarare che il patriarcato non esiste".

Usando un bengala, i tre volantini sono stati dati alle fiamme. Per questo gesto, quattro attiviste si trovano ora indagate per vilipendio. "Perché la priorità del nostro governo è ancora una volta quella di silenziare il dissenso e di accanirsi sulle attiviste, invece che di concentrarsi sulle reali problematiche sociali come la crisi abitativa e la povertà dilagante?", si chiedono dal movimento.

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