Brescia, trovato un cranio nei boschi tra Caino e Serle: forse appartiene alla piccola Iuschra
Potrebbe esserci una svolta nelle ricerche mai concluse della piccola Iuschra, la bambina di 12 anni scomparsa il 19 luglio del 2018 durante una gita sull’Altopiano di Cariadeghe, a Serle, in provincia di Brescia. È proprio nell'area boschiva tra Caino e Serle che è stato ritrovato un cranio intatto, di piccole dimensioni e di forma umana.
Verrà effettuato l'esame del Dna sui resti ossei
La macabra scoperta è stata fatta domenica mattina, 4 ottobre, da un cacciatore che ha immediatamente allertato le forze dell'ordine. Secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia i resti ossei sarebbero stati già prelevati così da poter essere analizzati: per avere delle risposte dunque bisognerà attendere l'esame del Dna i cui esiti saranno resi noti non prima di qualche giorno. Una notizia che potrebbe dare risposte alla famiglia della piccola Iuschra Gazi, per la cui scomparsa è stata condannata Roberta Ratti, l'educatrice della Fobap, la Fondazione bresciana assistenza psicodisabili, responsabile della gita durante la quale è scomparsa la 12enne bengalese affetta da autismo. La donna lo scorso giugno ha patteggiato una pena di otto mesi per omicidio colposo.
La scomparsa di Iuschra il 19 luglio 2018
Era il 19 luglio quando Iuschra, bambina di 12 anni di origini bengalesi affetta d'autismo, scompare durante una gita sull’Altopiano di Cariadeghe, a Serle, in provincia di Brescia. La piccola era insieme con altri bambini affidati alla Fobap, la Fondazione organizzatrice della gita e responsabile dell'evento. Le ricerche sono partite immediatamente ma di Iuschra non è mai stata trovata alcuna traccia: nonostante l'intervento dei soccorritori, intervenuti con speleologi, cani molecolari, droni ed elicotteri l'esito delle ricerche è sempre risultato negativo. Le indagini sono state chiuse a circa 7 mesi dalla scomparsa di Iuschra dalla procura di Brescia che ha sentenziato: "Iuschra è morta". Nell'inchiesta per omicidio colposo, unica indagata è risultata essere l'educatrice poi finita a processo: è stata lei secondo la procura l'ultima a vedere la bambina correre verso il bosco per poi scomparire per sempre tra gli alberi e le grotte.