Brescia, organizzarono il finto sequestro di Sandrini prima di venderlo ad al-Qaeda: 3 arresti
Avevano convinto il bresciano Alessandro Sandrini a inscenare un finto rapimento in cambio di denaro, ma una volta in Turchia lo avevano venduto a un gruppo vicino ad Al Qaeda in Siria dove rimase "veramente" vittima dal 2016 al 2019, anno in cui venne liberato. Oggi i carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Roma su richiesta del gruppo antiterrorismo della Procura della capitale nei confronti di due cittadini albanesi residenti nella provincia di Brescia, Fredi Frrokaj, 43enne residente a Flero, e Olsi Mitraj, 41enne residente a Gussago e un cittadino italiano, Alberto Zanini, 54enne di Mazzano: tutti e tre coinvolti nel sequestro di Sandrini. Quest'ultimo, invece, è indagato per simulazione di reato e truffa.
Il rapimento in Turchia e il trasferimento in Siria
Stando alle prime informazioni riportate dai militari, i tre arrestati hanno convinto Sandrini a raggiungere la Turchia dove è stato venduto all'organizzazione terroristica che lo ha trasferito in Siria: qui l'imprenditore bresciano è rimasto prigioniero per tre anni. A coordinare tutto secondo le indagini della Procura, coordinato dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco, è stato Frrokaj a organizzare il tutto: aveva convinto Sandrini con la scusa di denaro. E ancora: aveva atteso Sandrini, accompagnato nello scalo bergamasco da Zanini e Mitraj, all'aeroporto di Orio al Serio per imbarcarsi sul volo per la Turchia. Solo un anno dopo dal rapimento era riuscito a chiamare la madre dicendole: "Non so dove sono, mi hanno sequestrato, aiutami". Qualche settimana più tardi una seconda telefonata: "Questi non scherzano. Avvisa l'ambasciata. Mi vogliono uccidere". Poi la liberazione.
I tre arrestati coinvolti anche nel sequestro di Sergio Zanotti
Nel provvedimento della Procura viene citato anche l'altro italiano, Sergio Zanotti, anche lui imprenditore bresciano sequestrato nel 2016 insieme e Sandrini e poi liberati nella primavera del 2019 a distanza di pochi giorni. Zanotti però non è indagato: era stato invitato in Turchia attirandolo con il pretesto di acquisire una partita di dinari iracheni fuori corso. Nulla a che vedere quindi con la truffa. Nel mirino dei tre arrestati ci sarebbe stato anche un terzo imprenditore bresciano, anche lui convinto in un primo momento di andare in Turchia. Ma una volta in aeroporto l'imprenditore aveva fatto fallire i piani dei tre decidendo di non salire più sull'aereo perché aveva giudicato troppo rischioso il suo viaggio. La Procura ora sta ancora cercando di identificare questo terzo imprenditore che molto probabilmente sarebbe potuto anche lui finire nelle mani di al-Qaeda.