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Brescia, dopo l’aborto la sepoltura forzata: “Hanno dato il nome ‘Celeste’ al mio feto”

Dopo la denuncia di una donna a Roma si allarga il caso dei feti sepolti con i dati della madre e la data dell’aborto anche senza l’assenso della madre. A Brescia una donna ha scoperto una sepoltura con il suo cognome e il nome ‘Celeste’: “Hanno dato un nome al feto contro la mia volontà. Non è decoroso e non è rispettoso”.
A cura di Redazione Milano
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Al cimitero Vantiniano di Brescia c'è una sezione dove sono sepolti i bambini mai nati. Un "cimitero degli Angeli" istituito qui come in altri comuni italiani, che sarebbe al centro di una pratica odiosa: il seppellimento dei feti con il nome della madre e la data dell'aborto, anche se in presenza dell'esplicito diniego a tale pratica da parte della madre. Una vicenda venuta alla luce dopo la denuncia di una donna che ha trovato nel cimitero di Prima Porta alla periferia di Roma, una croce a indicare il seppellimento del feto, con sopra apposta una targhetta con il suo nome e cognome e la data in cui aveva subito l'aborto. Alla denuncia di Marta ne sono seguite altre anche oltre i confini della capitale.

A Brescia una donna ha denunciato di aver scoperto, grazie anche all'interessamento di Cathy La Torre, legale che si occupa di diritti dei cittadini Lgbtq e delle donne, una sepoltura con il suo cognome e la data di sepoltura del feto che ha abortito alla dodicesima settimana. Una scoperta dolora e choccante, anche perché in questo caso il nome al feto è stato assegnato arbitrariamente dal personale dell'ospedale.

"Ho letto sui giornali della giovane romana che ha trovato al cimitero Flaminio la croce con il proprio nome. E ho pensato alla mia di storia: nel 2015 ho avuto un aborto spontaneo alla 12esima settimana. – ha raccontatoMi ricordo che mi chiesero se volevo dare un nome al feto per la sepoltura. Io dissi di no. Allora l’operatore scrisse “Celeste”. Mi fu chiesto poi se volevo organizzare un funerale. Dissi ancora di no. E poi non ho più pensato a questa vicenda. Fino al giorno in cui ho letto il caso della donna di Roma".

È andata a cercare di capire se le sue volontà fossero state o meno rispettate, a quel punto la scoperta di "una piccola lapide con il nome di Celeste e il mio cognome che risale al 2015. Sono venuta subito a vedere. Quello che hanno fatto non è decoroso e non è rispettoso".

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