Brescia, bimbo di 7 anni morto annegato in piscina: genitori e due bagnini verso il processo
Sono state chiuse le indagini sulla morte di Ansh Sharma, il bambino di 7 anni di origini indiane che lo scorso 19 luglio morì annegato nella piscina Lamarmora di Brescia. I genitori del bimbo e due bagnini che erano in servizio quel giorno sono accusati di omicidio colposo: la procura contesta ai genitori di non aver vigilato attentamente sul bimbo e ai bagnini "negligenza, imprudenza ed imperizia" nel loro lavoro.
Per la procura il bimbo poteva essere salvato
Secondo gli inquirenti Ansh poteva essere salvato: il bimbo, che morì proprio il giorno prima del suo compleanno, non sapeva nuotare, eppure entrò nella vasca per gli adulti senza braccioli e senza che nessuno glielo impedisse. Dopo uno dei tanti tuffi Ansh finì sott'acqua e vi rimase, secondo l'autopsia, per circa 4 minuti, morendo per "asfissia meccanica da annegamento con encefalopatia post anossica". Inutili si erano rivelati i tentativi di salvarlo da parte dei bagnini.
L'autopsia ha chiarito che Ansh è morto annegato, e non per un malore
L'esame autoptico aveva chiarito che Ansh non era morto a causa di un malore, com'era stato inizialmente ipotizzato. Da qui l'inchiesta condotta dai sostituti procuratori Federica Ceschi e Gianluca Grippo che puntano il dito sui genitori di Ansh, che erano con lui quel caldo giorno di luglio, e di due dei bagnini in servizio quel giorno (un terzo, minorenne all'epoca dei fatti, è stato giudicato separatamente), un 47enne e un 21enne. Gli inquirenti, come riporta il quotidiano locale "Giornale di Brescia", hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini agli indagati, che adesso entro 20 giorni potranno presentare una memoria scritta o chiedere di farsi interrogare.