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Medico arrestato per omicidio pazienti Covid

Brescia, arrestato un medico del pronto soccorso: avrebbe indotto la morte in due pazienti Covid

I carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità hanno arrestato con l’accusa di omicidio un medico di un pronto soccorso della provincia bresciana. Le indagini condotte dai Nas e dalla Procura di Brescia accerterebbero che il dottore abbia provocato la morte di due pazienti affetti da Covid-19 somministrando intenzionalmente medicinali anestetici.
A cura di Filippo M. Capra
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Un medico di un pronto soccorso nel Bresciano è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità con l'accusa di omicidio. Secondo quanto raccolto dalla Procura di Brescia, che sta indagando su di lui, il medico avrebbe volontariamente somministrato medicinali ad effetto anestetico e bloccante a pazienti affetti dal Coronavirus, provocando il decesso di due di loro.

Medico arrestato per la morte di due pazienti Covid

Secondo quanto ricostruito sinora dalle indagini, i fatti risalirebbero al marzo dello scorso anno, nel massimo momento di criticità della pandemia in Italia. Dopo due mesi, i carabinieri del Nas hanno raccolto indicazioni riguardanti il fatto che alcuni decessi registrati al pronto soccorso potessero essere stati causati da pratiche intenzionalmente adottate dal medico, dando il via ad un'indagine con il coordinamento della Procura. Analizzate quindi le cartelle cliniche di molti dei pazienti accolti all'interno dell'ospedale e morti a seguito dell'infezione da Covid-19, i militari hanno accertato come alcuni pazienti avesse subìto un repentino e non giustificabile aggravamento delle proprie condizioni di salute.

In uno dei deceduti tracce di anestetico

Si è proceduto dunque all'esumazione di tre salme poi sottoposte ad ulteriori indagini di natura autoptica e tossicologica che hanno accertato come all'interno dei tessuti e degli organi di uno dei tre cadaveri presi in analisi, vi fosse la presenza di un farmaco anestetico usato, solitamente, per le intubazioni. Tale medicinale, se usato con dosaggi sproporzionati, può condurre alla morte. Di tale farmaco, però, non vi è traccia nelle cartelle cliniche dei deceduti. Per questo la Procura sta pensando di formulare anche l'accusa per il reato di falso in atto pubblico.

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