Boom di malattie sessualmente trasmissibili a Milano, le cause: meno prevenzione e pochi controlli
Crescono le malattie sessualmente trasmissibili a Milano. Lo conferma l'ultimo report dell'Agenzia di tutela della salute (Ats), secondo cui nei primi sei mesi del 2023 sarebbero aumentati soprattutto i casi di gonorrea, sifilide, clamidia a Milano. Per alcune malattie, come la clamidia, si conta il triplo dei pazienti rispetto all'anno scorso.
I dati
Il numero più alto in assoluto riguarda la gonorrea. Sono 371 i casi accertati nel primo trimestre, ed erano già numerosi nel 2022, quando se ne contavano 237, molti di più del 2021, quando ce n'erano 98.
La gonorrea si riconosce da sintomi come bruciore urinario ma può generare anche mal di gola se l'infezione è nel cavo orale. Si trasmette con rapporti sessuali non protetti o il contatto diretto con i genitali esterni infetti.
Leggermente in rialzo è anche la sifilide, con un incremento di dieci positività rispetto all'anno scorso.
Questa malattia si manifesta con piccole ulcere nei punti in cui è avvenuto il contagio e si trasmette attraverso contatto diretto con ferite infette. Viene diagnosticata con test sanguigni e in media a 40 giorni dal sospetto contagio.
Sono più che triplicati i pazienti di clamidia genitale, che secondo i sanitari ammontano a 322 dall'inizio del 2023 a giugno, mentre l'anno scorso erano soltanto 89. La clamidia è spesso asintomatica, ma può portare a bruciore mentre si urina, dolori addominali, secrezioni del pene. Se non curata può portare a un'infezione cronica. Si diagnostica con un tampone o con l'analisi delle urine.
Le cause
Il report si concentra anche su altre malattie infettive, da quelle della pelle a quelle gastro-enteriche ma a emergere sono quelle a trasmissione sessuale.
Secondo l'Ats di Milano l'aumento di casi dipende da un lato dalla "maggiore attenzione alla segnalazione da parte dei centri", dall'altro da un reale trend in aumento anche al livello nazionale.
Da quanto dichiarato a Repubblica dal dottor Marino Faccini, che dirige il dipartimento di Igiene e prevenzione di Milano, "Questi dati dimostrano come ci sia meno prudenza". Accanto a un aumento delle segnalazioni, che permettono di fare emergere pazienti che in passato rimanevano nascosti, c'è un calo di precauzione nei rapporti sessuali.
Come spiega Faccini a Repubblica, il "calo di attenzione" riguarda anche l'Hiv. I numeri rimangono stabili ma questa patologia viene diagnosticata ancora molto tardi per consentire un intervento tempestivo. "È frequente – dice il medico – che quando un paziente arriva alla diagnosi, lo fa in uno stadio più avanzato, perché per anni non si è sottoposto a controlli".