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Covid 19

Boom contagi Covid: la provincia di Brescia e altri 9 comuni in zona arancione rinforzata

Scatta da stasera alle 18 la fascia arancione “rinforzata” nella provincia di Brescia e in nove altri comuni lombardi. La decisione è stata annunciata oggi dall’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti. In tutta la provincia di Brescia sono in aumento contagi e ricoveri, per effetto della diffusione delle varianti Covid. In zona arancione rinforzata saranno chiuse le scuole d’infanzia, i nidi, le scuole elementari e le medie.
A cura di Ilaria Quattrone
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La decisione attesa dalla provincia di Brescia è arrivata: scatta la fascia arancione "rinforzata" per il territorio, per sette comuni in provincia di Bergamo confinanti con il territorio e uno in provincia di Cremona. La decisione è stata annunciata oggi, mercoledì 24 febbraio, dall'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti durante il Consiglio regionale: "Considerata l'ultima accelerazione nella provincia di Brescia del contagio Covid-19 e con l'aggravante del pericolo delle varianti che sta interessando l'area in particolare con percentuale fino al 39 per cento dei nuovi contagiati, oggi il presidente Fontana – ha detto l'assessore – emanerà un'ordinanza che porrà Viadanica, Adrara San Martino, Predore, Sarnico, Villongo, Gandosso, Soncino in provincia di Cremona, Credaro e Castelli Calepio in zona arancione rinforzata". L'inserimento in questa area comporta la chiusura di tutte le scuole d'infanzia, dei nidi, delle elementari e delle medie, la chiusura delle università in presenza, l'obbligo dello smart working dove è possibile, divieto di recarsi in seconde case e l'obbligo della mascherina.

La zona arancione è scattata alle 18 di martedì 23 febbraio, come previsto dall'ordinanza del governatore Attilio Fontana.

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I dati inviati al Comitato tecnico scientifico nazionale

Nella giornata di lunedì i vertici di Regione Lombardia avevano inviato una lettera a Ministero della Salute e Comitato tecnico scientifico con tutti i dati epidemiologici della zona e la richiesta di valutare se fosse necessaria una restrizione ulteriore delle misure. Il sindaco della città di Brescia, Emilio Del Bono, aveva parlato della possibilità di una zona rossa: "Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana mi ha informato che il comitato tecnico scientifico farà le sue valutazioni in ordine ai dati che la Regione ha trasmesso. Non sfugge a nessuno che l'andamento del numero dei contagi è in crescita da parecchi giorni ed è un andamento che ha iniziato ad avere un impatto tale che abbiamo registrato un graduale incremento dei ricoveri".

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Preoccupa l'aumento dei ricoveri a Brescia

La situazione è critica soprattutto nella Bassa bresciana. "La città di Brescia non ha focolai in quartieri e scuole specifiche. In provincia invece ci sono anche scuole dell’obbligo fortemente influenzate dall’andamento dei contagi. È chiaro che a Brescia l'andamento è in crescita", ha avvertito Del Bono. Preoccupa anche l'aumento dei ricoveri in tutti gli ospedali della zona, dopo gli allarmi arrivati dall'Asst Franciacorta e dall'ospedale di Chiari. Ma anche gli Spedali Civili e la Poliambulanza segnalano un forte aumento dei pazienti Covid.

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Solo quattro comuni in zona rossa

La misura adottata nei confronti dei comuni bergamaschi è analoga – seppur meno dura – rispetto a quella già adottata la scorsa settimana nei comuni di Bollate (Milano), Castrezzato (Brescia), Mede (Pavia) e Viggiù (Varese). Questi infatti sono al momento gli unici territori inseriti in zona rossa.  Si tratta di misure analoghe a quelle adottate in tutta la Lombardia in autunno, nel periodo natalizio e per una settimana a gennaio: divieto di circolazione anche nel proprio comune di residenza senza comprovate esigenze lavorative, di salute, necessità o urgenza. Chiusi i negozi non essenziali, chiusi i ristoranti e i bar che possono solo fare asporto. Chiuse anche le scuole di ogni ordine e grado.

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