Blocco dei cancelli a Truccazzano, operai in protesta: tensione con polizia e carabinieri
Proseguono le proteste dei lavoratori e del sindacato Sì Cobas fuori dai cancelli dal magazzino Akno a Truccazzano, comune in provincia di Milano. Da diversi giorni il gruppo è in presidio per chiedere alla cooperativa Lgd, il reintegro degli operai licenziati. Una quarantina di dipendenti infatti ha perso il lavoro il 14 ottobre scorso a causa di una procedura disciplinare intentata dopo i frequenti scioperi organizzati per denunciare alcune irregolarità.
L'intervento di polizia e carabinieri
Nella mattinata di oggi, martedì 19 ottobre, sono intervenuti sia i carabinieri che la polizia in tenuta anti-sommossa. Le forze dell'ordine hanno richiesto di rimuovere una parte di blocco per consentire ai mezzi pesanti di poter entrare nella struttura. Una richiesta che però ha mobilitato i manifestanti: "Qua non ci sono delinquenti. Qua c’è gente che ha perso il lavoro – grida un uomo – e voi li trattate come delinquenti. Da che parte siete?". E, mentre i militari e gli agenti discutevano con alcuni dei partecipanti, gli operai davano vita a diversi cori: "Il posto di lavoro non si tocca: lotta dura senza paura".
La decisione dell'azienda
Gli operai da agosto denunciano delle presunte irregolarità nelle buste paga e dei metodi "vessatori utilizzati dai responsabili dei magazzini". Affermazioni che l'azienda ha sempre smentito. La stessa, in una nota stampa, aveva scritto di essere stata vittima di diciotto blocchi violenti di merci. Visto il perdurare dello stato di agitazione, la società ha quindi deciso di avviare il procedimento disciplinare con il conseguente licenziamento dei quaranta operai. La notizia dei licenziamenti – secondo quanto riportato da Sì Cobas in un comunicato – è stata appresa dai sindacati attraverso "un articolo apparso su un giornale". Da lì sono iniziate nuove proteste culminate con alcuni fogli di via ai lavoratori.
Il tentativo di mediazione
Subito dopo sarebbe iniziata una mediazione tra i sindacati e la Prefettura. Mediazione che però ha portato a un nulla di fatto: "Purtroppo mentre da parte nostra si è dimostrata la volontà a dialogare e definire una soluzione conservativa dei posti di lavoro – scrive ancora il sindacato – da parte aziendale il fine unico è stato di imporre con prepotenza un’ammissione di colpa unilaterale dei lavoratori, utile a LGD nei confronti di UNES e soprattutto a scaricare i costi dello sciopero sulle spalle dei propri operai".