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Blitz contro la ‘ndrangheta a Rho, Gratteri a Fanpage.it: “Così è cambiato il ruolo delle donne”

Da vivandiere a killer e fino a partecipare attivamente nel traffico nazionale e internazionale di droga. Negli ultimi anni è cambiato il ruolo delle donne nella ‘ndrangheta: “Dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che le mafie non sono una struttura statica. Mutano con il mutare sociale. Cambiano, come cambia e si muove la società”, spiega a Fanpage.it, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.
A cura di Ilaria Quattrone
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Si chiama Caterina Giancotti, la boss della ‘ndrangheta arrestata nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Milano che ha portato allo smantellamento del clan Bandiera a Rho (Milano). Giancotti è accusata di essere stata il braccio destro del compagno Cristian Leonardo Bandiera e di averlo sostituito durante il periodo in carcere.

Avrebbe quindi avuto un ruolo decisionale, di pianificazione e di gestione del traffico di droga e di spartizione dei proventi derivati dalle attività illecite. Come spiegato dalla pubblico ministero della Dda, Alessandra Cerreti, nel corso di una conferenza stampa, l'operazione ha portato all'arresto di cinque donne e per la prima volta in Lombardia a una di loro è contestato un ruolo operativo e organizzativo di capo.

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Una novità che porta con sé molteplici domande. Prima fra tutte se stia avvenendo una sorta di "ammodernamento" nella struttura della ‘ndrangheta: "Dal mio lavoro ho rilevato, numericamente parlando, che c'è una maggiore presenza di donne nel traffico di internazionale di droga", ha detto a Fanpage.it il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.

Nelle ultime indagini della Dda di Milano, sulla ’ndrangheta è emerso un ruolo importante ricoperto da una donna, Caterina Giancotti: qual è il ruolo che solitamente una donna ricopre nel panorama della ‘ndrangheta?

Le donne nella stagione dei sequestri di persona (metà anni '70 fino alla fine anni '80) hanno avuto sempre un ruolo di vivandiere: portavano cibo ai latitanti e ai sequestrati. Non partecipavano alle riunioni di ‘ndrangheta.

Quando c'erano tavolate, durante o dopo i riti per festeggiare, le donne mangiavano in cucina e gli uomini a tavola.

Sono state molto presenti nelle faide, cioè guerre intestine tra due gruppi, durante le quali vengono sospese e messe da parte le regole della ‘ndrangheta. Per esempio, nella faida di San Luca (Reggio Calabria), culminata nella strage di Duisburg, le donne avevano un ruolo importante: mantenevano i contatti e le comunicazioni con gli uomini che vivevano in Germania.

Le troviamo anche nel ruolo di killer. Negli anni '80 abbiamo il sequestro Infatino: una farmacista di Brancaleone (Reggio Calabria) viene sequestrata e questo genera uno scontro tra due famiglie perché la donna non doveva essere sequestrata. Durante la faida, sono le donne a portare i latitanti da una parte all'altra e a vestirsi anche da uomini e sparare.

C'è anche il caso di un'intercettazione ambientale dove la figlia di un capo mafia dice: "Non c'è bisogno che la ‘ndrangheta mi battezza, perché sono ‘ndranghetista per successione".

Il ruolo di Giancotti rappresenta una novità nel panorama della ‘ndrangheta?

Negli ultimi decenni, numericamente parlando, vediamo sempre più donne che iscriviamo in notizie di reato relative a indagini per associazione a delinquere e traffico nazionale e internazionale di stupefacenti.

Vediamo donne che hanno una condotta attiva. Non possiamo però dire che si stia verificando quanto a oggi avviene in Sud America: quando il capo di un cartello colombiano viene ucciso, lì è la compagna che prende il suo posto.

C'è una sorta di ammodernamento della struttura che solitamente è sempre stata patriarcale?

Dobbiamo entrare nell'ordine delle idee che le mafie non sono una struttura statica. Mutano con il mutare sociale. Cambiano, come cambia e si muove la società. Dal mio lavoro ho rilevato, numericamente parlando, che c'è una maggiore presenza di donne nel traffico internazionale di droga.

Tutto è comunque possibile, tutto si muove e si evolve. Mai stare ancorati alle conoscenze di un anno fa. Tutte le novità che vengono le accettiamo, le analizziamo per essere pronti a questi cambiamenti.

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