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Bimbo si chiuse dita nella porta dell’asilo, chiesta archiviazione per la sindaca di Crema: “Soddisfatta”

Chiesta l’archiviazione per la sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, in merito all’incidente che coinvolse un bimbo che in un asilo si chiuse le dita in una porta tagliafuoco, e per il quale finì sotto inchiesta la prima cittadina.
A cura di Simona Buscaglia
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Stefania Bonaldi sindaca Crema
Stefania Bonaldi sindaca Crema

È stata chiesta l'archiviazione per la sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, indagata per lesioni colpose in merito al ferimento di un bambino che, in un asilo comunale, si era schiacciato le dita di una mano in una porta tagliafuoco. Il caso aveva creato diverse polemiche che riguardavano proprio la vastità delle competenze in carico ai sindaci e Bonaldi era stata difesa, tra gli altri, anche da Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). La Procura di Cremona chiede ora che le accuse rivolte alla prima cittadina di Crema siano archiviate: l'ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari. "Ho saputo dai giornalisti la richiesta d'archiviazione e non posso che esserne soddisfatta, dormivo e continuo a dormire, fino, mi auguro, al provvedimento di archiviazione, sonni molto tranquilli, perché ero consapevole del perimetro delle mie responsabilità ma anche dell'operato dei miei uffici – ha dichiarato la sindaca a Fanpage.it – La richiesta d'archiviazione non riguarda solo la mia posizione ma anche le posizioni in capo ai dirigenti, all'educatrice e alla cooperativa che gestisce il nido. Aspettiamo la parola finale, ma sono soddisfatta".

La sindaca Bonaldi: "Speriamo che l'iter del disegno di legge in Parlamento vada avanti"

Il caso giuridico aveva sollevato non poche polemiche, anche da parte di altri sindaci in merito alle responsabilità in capo ai primi cittadini: "Il caso era diventato emblematico, si prestava anche per il suo epilogo non tragico, a essere preso come esempio – ha aggiunto Bonaldi – Sono contenta che si sia aperto un dibattito che mi auguro venga portato avanti con il disegno di legge in Parlamento disciplinante la responsabilità dei primi cittadini. Credo che sia doveroso che situazioni come queste non siano gestite dai pronunciamenti della giurisprudenza ma che a monte ci sia anche una disciplina più puntale della responsabilità in capo ai sindaci. Se un sindaco viene ritenuto responsabile di ogni accadimento che accade nel suo comune si rischia di condannare gli enti locali alla paralisi". "È un paese che deve anche prendere atto che ci sono alcuni avvenimenti che non necessariamente sono riconducibili alla colpa di qualcuno. Le affermazioni dei sostituti procuratori in questa richiesta ammettono che in questo caso si è trattato di una situazione fortuita accaduta in tempi rapidi dove, anche in capo all'educatrice, non viene individuato un profilo di responsabilità" ha concluso Bonaldi.

Il caso

A ottobre dello scorso anno, in un asilo nido di Crema, un bimbo si era chiuso due dita nel cardine di una porta tagliafuoco. Nonostante le lesioni non siano state, fortunatamente, permanenti, e si siano scongiurate fin da subito quelle più gravi, alla sindaca Bonaldi era stato notificato, giovedì 3 giugno, un avviso di garanzia. L’accusa a suo carico era di non aver dotato la porta di alcun dispositivo che potesse evitare la chiusura automatica o garantire la chiusura e apertura manuale in sicurezza. In merito alle responsabilità in capo ai sindaci, Bonaldi aveva infatti posto l'accento sulla necessità di un sistema che doveva essere normato, trovando la solidarietà di altri sindaci. "Oggi è anche tempo – aveva spiegato – di porre l’attenzione su un sistema che, a livello nazionale, necessita di interventi e correttivi, invocati anche da autorevoli opinionisti e studiosi in modo trasversale, che aumentino le tutele giuridiche a favore dei sindaci". Su quanto accaduto si era espresso anche il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori: "Avviso di garanzia – scriveva in un tweet – a Stefania Bonaldi, sindaca di Crema, perché un bambino dell’asilo si è chiuso due dita nel cardine di una porta tagliafuoco, senza conseguenze permanenti. L’accusa: avrebbe dovuto impedire che la porta si chiudesse automaticamente. Ma si può andare avanti così?".

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