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Bimbo di 8 anni cade dal pedalò, gli asportano rene e milza per salvargli la vita

Riemerso dall’acqua dopo la caduta, il bambino non presentava alcuna ferita. Poi la madre si è accorta che l’urina del figlio conteneva sangue.
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Pedalò
Pedalò (immagine d'archivio)

Un banale incidente in acqua ha cambiato per sempre la vita di Leo, un bambino di 8 anni di Canonica d’Adda, in provincia di Bergamo, che si trovava in vacanza a Tropea con la famiglia.

La caduta dal pedalò

Era lo scorso 21 luglio quando Leo dalla spiaggia di Capo Vaticano, in Calabria, con la madre e il padre decidono di noleggiare un pedalò per un'escursione al largo.

In seguito a un'onda improvvisa, il bambino cade dal pedalò e finisce in acqua. Riemerge subito e non presenta sul corpo alcuna ferita o segno evidente, se non una smorfia di dolore.

La giornata continua tranquilla fino a quando, rientrati in albergo, la mamma – un'operatrice sanitaria all'ospedale di Melzo – non si accorge che nell'urina del figlio ci sono tracce di sangue.

La corsa in ospedale

A quel punto la famiglia corre in ospedale a Tropea, ma la struttura sanitaria non risulta sufficientemente attrezzata per visitare il bambino e il personale gli consiglia di recarsi a Vibo Valencia, a 30 chilometri da lì.

Ma l'ospedale di Tropea non ha neanche ambulanze disponibili per il trasferimento, così il padre è costretto a fare da solo. Fortunatamente è un ispettore di Polizia di Treviglio e chiede aiuto ai colleghi del posto.

Così una volante gli fa strada fino a Vibo Valencia, ma nel frattempo Leo perde i sensi.

L'intervento d'urgenza

Arrivati in pronto soccorso, i medici capiscono subito la gravita della situazione e trasferiscono immediatamente il bambino in sala operatorio. Qui, per salvargli la vita, è necessario asportargli un rene e la milza. Ma poi il piccolo Leo può essere dichiarato fuori pericolo.

La storia è uscita oggi, dopo 10 giorni, perché la mamma ha voluto ringraziare pubblicamente il personale sanitario calabrese: "Mio figlio – scrive su Facebook – è stato salvato qui nel vostro umile ospedale. Mio figlio vive grazie al primario della chirurgia e alla sua equipe".

"In questo reparto – aggiunge – abbiamo trovato casa, amici, una famiglia. Qui nostro figlio è stato salvato, curato e coccolato. Vi saremo infinitamente grati".

Nonostante le evidenti carenze strutturali e di risorse, che hanno reso necessario il trasferimento del bambino a chilometri di distanza e per di più con la propria auto, il personale sanitario è infatti riuscito ugualmente a salvare la vita al piccolo Leo.

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