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Bimbo di 10 anni muore soffocato in un cassonetto: per la Procura sono pericolosi e vanno sequestrati

Un bimbo di 10 anni è morto soffocato dallo sportello di un cassonetto per la raccolta di indumenti usati. Era il 2020 e il pm di Bergamo Emanuele Marchisio intraprese una battaglia legale per il sequestro di quei contenitori. Per il ministero del Made in Italy, però, sono pericolosi solo se usati in modo non corretto.
A cura di Enrico Spaccini
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Un bambino di 10 anni è morto a Boltiere (in provincia di Bergamo) dopo essere rimasto incastrato in un cassonetto di raccolta di indumenti usati. Era il 19 maggio 2020 e il ragazzino era deceduto per asfissia provocata dallo sportello del contenitore. Partendo da quella vicenda, il pm di Bergamo Emanuele Marchisio aveva chiesto il sequestro di quella tipologia di cassonetti, ma gip, Tribunale del Riesame e Cassazione dissero di no. Il magistrato aveva anche scritto a diversi ministeri, ma ha ricevuto risposta solo da quello delle Imprese e del Made in Italy che ha ribadito che quei contenitori sono pericolosi solo se usati in modo non corretto e che spetta agli appaltatori valutare eventuali rischi.

Quando il cassonetto è diventato pericoloso

Quello del bambino di Boltiere non è un caso isolato. Altre volte è successo che una persona rimanesse incastrata in un cassonetto per la raccolta di indumenti, come nel 2006 a Senago (Milano), un 2007 a Prato e nel 2022 a Mestre. Come riportato dal Corriere della Sera, si tratta solitamente di persone che cercano in quei contenitori qualche vestito da mettere per superare le notti più fredde e trovano la morte.

Il piccolo bergamasco ci si era infilato probabilmente per gioco, dato che quel cassonetto si trovava a pochi metri dalla sua abitazione e dall'oratorio. Non avrebbe dovuto farlo ma, appunto, era solo un bambino.

La battaglia del pm e la risposta del ministero del Made in Italy

Per la sua morte era stata indagata la titolare della cooperativa che gestiva il cassonetto di Boltiere. Dopo che la richiesta di sequestro è stata respinta in tre gradi di giudizio, il pm ha chiesto l'archiviazione. Il magistrato aveva portato in supporto alla sua tesi le voci di due consulenti, che ha poi riproposto anche ai ministeri dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, e all'assessorato al Welfare di Regione Lombardia.

A loro il pm ha segnalato i pericoli di quei cassonetti, ma nessuno gli avrebbe mai risposto. Alla fine, a pronunciarsi è stato il ministero delle Imprese e del Made in Italy. In una nota il dicastero di Adolfo Urso ha affermato che se usati in modo corretto, quegli oggetti non sono pericolosi. In poche parole, il produttore è sollevato dal rischio che deriva dall'utilizzo sbagliato, anche se eventuali rischi per quanto minimi devono essere valutati da chi appalta il servizio.

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