La storia di Luca, il bimbo adottato da un’altra coppia dopo 4 anni di affido: cosa sta succedendo

Si è trasformato in un botta e risposta tra avvocato e tribunale il caso di Luca (nome di fantasia), il bambino che a soli 30 giorni era stato dato in affido a una famiglia di Varese. In questa casa sarebbe dovuto restare per un periodo limitato, nell'ambito di un progetto-ponte, ma invece è rimasto per ben quattro anni, fino a quando, cioè, il tribunale per i minori di Milano non lo ha dato in adozione a un'altra famiglia.
La presunta proposta di adozione da parte del tribunale
La prima coppia di genitori affidatari, però, ha fatto ricorso, facendo presente che qualche mese prima il giudice aveva chiesto loro se fossero disposti ad adottare il bambino e loro avevano dato la loro disponibilità. Questa circostanza, però, è stata smentita da Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, che in un'intervista al quotidiano La Stampa ha dichiarato: "Sentita, la coppia affidataria aveva dimostrato la consapevolezza che il requisito dell'età le precludesse il percorso adottivo".
Su questo punto, però, dissente Sara Cuniberti, avvocata della coppia affidataria, che ha ricordato come nel 2021, a un anno dall'inizio dell'affido: "É il Tribunale per i Minorenni che convoca i genitori affidatari e chiede loro se sono disponibili anche ad adottare. I genitori affidatari, ben consapevoli che il progetto era nato come affido, si chiedono, con umiltà e onestà, se non fossero ‘troppo vecchi' per adottare (e tutto questo viene verbalizzato, sottolineiamo). Chiedono qualche minuto per rifletterci e danno la loro disponibilità. Nel novembre 2023, due anni dopo, viene comunicato agli affidatari che entro fine anno il minore sarà dichiarato adottabile e viene loro consigliato di presentare una domanda di adozione mirata", che viene depositata il mese stesso.
A questo si aggiunge un altro elemento, come spiega ancora Cuniberti: a gennaio 2025 il Tribunale per i Minorenni ha chiesto agli affidatari se avessero voluto prolungare "‘sine die' l’affido di un altro bimbo presente nella loro famiglia (affido poi confermato) e se rinnovano la disponibilità adottiva per Luca. Ad entrambe le domande, le risposte sono positive”. Ma poi arriva l'adozione di Luca da parte di un'altra famiglia: un'incongruenza, secondo l'avvocata, dal momento che "il Tribunale per i Minorenni considera che la famiglia, la stessa a cui è stato confermato l’altro affido, in questo caso non sia più valida, solida, affidabile".
La questione della continuità affettiva tra le famiglie e il bambino
Non si sarebbe trattato quindi, come sostiene Gatto, di una sorta di suggestione della famiglia affidataria che avrebbe "autonomamente maturato la convinzione di essere la famiglia più idonea ad adottare il bambino", mettendo in atto un comportamento che, sempre secondo la presidente del tribunale dei minori "ha finito per penalizzare Luca, privandolo della possibilità di mantenere un rapporto significativo con chi nei primi anni di vita lo ha accolto".
Anche su questo punto l'avvocata della famiglia ha fatto notare che "era stato organizzato il primo incontro tra la nuova coppia adottiva e gli affidatari proprio a casa di questi ultimi. Se avessero ostacolato davvero, non avrebbero dato disponibilità ad incontrarli a casa loro". E ha aggiunto: "Il bambino è stato collocato in meno di 48 ore, non rispettando alcun criterio di gradualità; la continuità affettiva è stata tranciata di netto poiché il bambino non ha più né visto né sentito i suoi genitori affidatari dal giorno del collocamento".
Perché Luca è rimasto così tanto tempo nella famiglia affidataria
Ma come è stato possibile che Luca, che sarebbe dovuto restare con la famiglia affidataria solo per un breve periodo, ci sia rimasto in realtà quattro anni? Gatto ha spiegato che, nonostante l'affido sia "sempre temporaneo e in genere non supera i 24 mesi", la durata può variare in base alle "problematiche specifiche dei genitori di origine che possono presentare difficoltà di varia natura, come disturbi mentali o dipendenze da alcol e droga". Ma anche su queste stime l'avvocata Cuniberti dissente: "Il 62% dei minorenni in affidamento familiare lo è da oltre due anni, sceso al 39,1% nel 2019. Dunque non propriamente una rarità".
Ha collaborato Giulia Ghirardi