Bimba di 11 anni adescata sui social e abusata, indagata anche la madre: “Non ha vigilato sulla figlia”
Non avrebbe vigilato sulla figlia di 11 anni facendole prendere da sola il treno verso la casa del giovane che l'ha violentata. Così anche la madre della bambina adescata su Snapchat e abusata da un 25enne è finita sul registro degli indagati. Il suo avvocato chiede l'archiviazione del procedimento perché ritiene "inaccettabile" accusare la donna dell'accaduto.
La bambina era stata adescata su Snapchat
Le violenze risalgono all'inizio dell'anno quando, in seguito alla denuncia presentata dalla madre e della sorella, era partita l'indagine della Procura di Varese. Gli inquirenti avevano scoperto che il 25enne intratteneva con la bambina conversazioni a sfondo sessuale su Snapchat nelle quale si scambiavano foto e video. Non solo, era anche riuscito a portarla a casa, convincendola di essere molto più giovane, e obbligandola ad avere un rapporto sessuale completo.
L'11 ottobre è arrivata la condanna del giovane di Varese a cinque anni di reclusione in carcere per atti sessuali con minorenni. Nella determinazione della pena ha beneficiato della riduzione prevista con il rito abbreviato e delle attenuanti generiche. Il giudice ha respinto la richiesta di scarcerazione della difesa che lo avrebbe portato a scontare la condanna agli arresti domiciliari.
L'avvocato della madre: "La mia assistita non è responsabile dell'accaduto"
Adesso si è aperto un nuovo fascicolo che riguarda la stessa vicenda: anche la madre della piccola è stata indagata. L'accusa è di omesso controllo nei confronti della figlia. Nella giornata in cui si è consumata la violenza, la bambina avrebbe chiesto alla mamma di poter andare a casa di un'amica in treno, compiendo lo stesso tragitto con cui era solita recarsi a scuola. Lei ha acconsentito così l'11enne si è diretta verso la casa del giovane conosciuto online. Al momento della violenza, nella casa erano presenti anche i genitori e le sorelle del 25enne.
Massimo Tatti, l'avvocato di parte civile, ha auspicato che il fascicolo venga presto chiuso con un'archiviazione come riportato dall'agenzia Ansa. "La mia assistita ha altri tre figli e lavora. Non avrebbe avuto la possibilità di accompagnare tutti. Il tragitto in treno era breve. In orario diurno. Ed è stata lei a capire e subito denunciare cosa era accaduto alla bambina. Perché punirla? Non è certo lei la responsabile dell'accaduto".
"Non solo – prosegue il legale -, dopo aver abusato della bambina in ogni modo, il 25enne, insieme al padre, un altro adulto, ha portato la piccola a mangiare una pizza. Ma la mia assistita è finita nel registro degli indagati perché, dovendo lavorare, le faceva prendere un treno. Francamente mi pare inaccettabile".