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Bergamo, sequestrato un quintale e mezzo di marijuana: due persone in manette

Sequestrato un quintale e mezzo di marijuana a Bergamo. I militari della guardia di finanza hanno arrestato due uomini, accusati di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
A cura di Filippo M. Capra
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Scoperta stupefacente da parte della guardia di finanza di Bergamo che nella giornata di oggi, mercoledì 9 marzo, ha arrestato due uomini accusati di spaccio di droga. I militari hanno trovato infatti in un garage e in un'azienda agricola un totale di un quintale e mezzo di marijuana, 6,5 chilogrammi di semi di cannabis, 27,7 chili di hashish e 822 piante di marijuana.

Finanza sequestra un quintale e mezzo di marijuana, due arresti

Secondo quanto comunicato dalla finanza, i militari hanno scoperto l'esistenza di un garage sospetto in un comune appena fuori Bergamo. Perquisito, i finanzieri hanno rinvenuto parte della droga. Per questo motivo l'hanno posto sotto sequestro insieme alle sostanze trovate. Dopo aver finito con il garage, le fiamme gialle si sono spostate in un'azienda agricola di un altro comune sempre alle porte di Bergamo dove, secondo gli inquirenti, la partita di droga era destinata. Nella tenuta i militari hanno scoperto un'intera piantagione di marijuana allestita con irrigatori, impianti di illuminazione, umidificatori e condizionatori così da mantenere le piante in salute. A quel punto, i finanzieri hanno arrestato il titolare del garage e il responsabile dell'azienda agricola, accusati di detenzione di sostanza stupefacenti ai fini di spaccio. I due sono stati poi trasferiti al carcere di Bergamo.

Vendono droga sui social, arrestati dai carabinieri

Otto persone sono state arrestate qualche giorno fa dai carabinieri di Monza e Brianza con l'accusa di aver spacciato droga utilizzando dei social network. Secondo quanto comunicato dall'Arma, i militari hanno sequestrato un totale di trenta chili tra cocaina, hashish e marijuana e una revolver. Gli inquirenti sono riusciti a risalire all'identità degli otto finiti in manette perché pubblicizzavano la loro attività direttamente sulle piattaforme che utilizzavano per vendere la droga. Devono rispondere delle accuse di detenzione, produzione e spaccio di sostanza stupefacenti.

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