Bergamo, maxi frode fiscale nel settore edile: 79 indagati e sequestro di beni per 8 milioni di euro
In tutto le società coinvolte sono 67, le persone indagate 79. Mentre i beni sequestrati ammontano a 8 milioni di euro. Sono tutti i numeri dell'operazione della guardia di Finanzia di Bergamo e Treviglio che ha portato i militari la mattina di giovedì 10 dicembre a eseguire un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bergamo nei confronti di più società. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Emanuele Marchisio e durate tre anni, hanno svelato un complesso sistema fraudolento nel settore dell'edilizia con l'unico scopo di evadere imposte e contributi.
Un sistema di evasione articolato su più livelli
Secondo quanto riportato dai militari delle Fiamme gialle, la frode si articolava su più livelli. Alla base del sistema c'erano una serie di società di capitali con a capo dei prestanomi nate esclusivamente per assumere sulla carta dipendenti e utilizzate come centri di destinazione di tasse, oneri fiscali, contributivi, previdenziali ed assistenziali. Tasse e contributi mai pagati. Ma c'è di più: tutte queste erano di fatto evasori totali che, attraverso un accurato sistema di ricorsi, risultavano regolarmente pagati solo i contributi Inps e Inail a favore dei dipendenti. Tutto per ottenere il Documento unico di regolarità contributiva (Dura) in modo regolare, nonché requisito fondamentale per operare sul mercato fornendo manodopera.
Prezzi stracciati per vincere le gare di appalto
A questo "livello base" se ne collegano altri due, da queste società ne dipendevano altre. Queste, a differenza delle prime, partecipano attivamente al mercato edile: ottenuti gli appalti dalle aziende di terzo livello, a capo del sistema piramidale, subappaltavano sistematicamente i lavori edili loro commissionati alle società di primo livello. Così le imprese di dimensioni medio-grandi potevano sgravarsi degli obblighi fiscali, tributari e previdenziali, e abbattere significativamente i costi di gestione dell’impresa. In questo modo gli indagati riuscivano a permettersi prezzi bassi e a sbaragliare la concorrenza durante le gare di appalti. Fino ad oggi, quando l'accurato lavoro di indagine ha fatto crollare l'intera piramide.
In tutto sono 79 gli indagati
Con il meccanismo fraudolento si era messo in piedi un giro di fatture false per oltre 30 milioni di euro e di indebite compensazioni d’imposta per oltre 4,2 milioni di euro. I ricavi non dichiarati ammontano a 25 milioni di euro, l'Iva evasa a 3,4 milioni. Per ripagare il debito con lo Stato, la guardia di finanza ha sequestrato conti correnti per oltre 4 milioni di euro e beni immobili per più di 3 milioni. Per un ammontare complessivo di 8 milioni. Ora i 79 indagati sono stati denunciati, a vario titolo, di frode aggravata dal reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti, oltre che a indebite compensazioni d’imposta. Le 67 società coinvolte hanno sedi in più regioni, alcune in Lombardia, altre in Veneto ed Emilia Romagna.