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Bergamo, inchiesta sul piano pandemico Covid: “Attivato in ritardo”

In questi giorni i procuratori di Bergamo hanno ascoltato alcuni tecnici e dirigenti del ministero della Salute. Stando a quanto emerso, il piano pandemico per il Covid oltre a essere rimasto fermo al 2006 sarebbe stato attivato in ritardo. Non si esclude che in questi giorni, i procuratori decidano di ascoltare il ministro Roberto Speranza.
A cura di Ilaria Quattrone
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Foto di repertorio
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Il piano pandemico, oltre a essere rimasto fermo al 2006, è stato attivato con grande ritardo: è questo quanto emerso durante le audizioni di alcuni dirigenti e tecnici del ministero della Salute che si sono svolte in questi giorni in Procura a Bergamo. L'Organizzazione mondiale della Sanità, con un alert del 5 gennaio 2020, avrebbe infatti indicato esplicitamente di avviarlo.

I pm potrebbero ascoltare il ministro Speranza

I pubblici ministeri, che indagano sulla gestione dell'emergenza Coronavirus nella provincia di Bergamo, hanno convocato nella giornata di oggi – mercoledì 20 gennaio – un funzionario e l'ex direttore generale della Prevenzione e attuale direttore del dipartimento della salute dell'Abruzzo, Claudio D'Amario. Dalle testimonianze sarebbe emerso che nonostante il piano fosse del 2006, in Italia inizialmente si sarebbe "navigato a vista". In questi giorni il procuratore Antonio Chiappani, l'aggiunto Cristina Rota e gli altri pm faranno il punto della situazione. Potrebbe essere che decidano anche di ascoltare nuovamente il ministro della Salute Roberto Speranza. Solo a febbraio infatti si è iniziato a predisporre delle direttive.

Le indagini della procura di Bergamo

Già nei giorni scorsi i pubblici ministeri avevano ascoltato il segretario generale del Ministero della Salute Giuseppe Ruocco perché considerata persona informata sui fatti. Dopo essere stato sentito dai procuratori, Ruocco ha detto che ha contribuito a fare chiarezza: "Ho risposto alle domande e ho dato tutte le informazioni che erano in mio possesso". Una settimana fa inoltre la Guardia di finanza era entrata negli uffici del ministero della Salute, di Ats Bergamo e la direzione Welfare di Regione Lombardia per acquisire alcuni documenti.

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