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Bergamo e Brescia capitali della cultura, gli ambientalisti: “È un titolo per distrarre dall’inquinamento”

Bergamo e Brescia sono Capitale italiana della cultura 2023, un titolo blasonato che sta portando luce sulle due province lombarde, lasciando però in ombra alcuni aspetti, primo tra tutti il livello di inquinamento allarmante in questi territori, soprattutto in quello bresciano.
A cura di Chiara Daffini
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Brescia e Bergamo sono capitali italiane della cultura 2023
Brescia e Bergamo sono capitali italiane della cultura 2023

Bergamo e Brescia sono capitali italiane della cultura 2023. Un titolo ambito, che mira a dare risalto a due delle province più colpite dal Covid in memoria delle migliaia di vittime che la pandemia ha mietuto in questi territori.

Ma c'è un aspetto che pare escluso dal concetto di cultura di cui sono capitali Bergamo e Brescia: il tasso di inquinamento che affligge drammaticamente queste province e che, secondo studi scientifici, potrebbe essere concausa proprio della ferocia con cui il Coronavirus ha colpito il Bresciano e la Bergamasca.

Fanpage.it ha parlato con chi le criticità di queste aree le conosce bene e si sta ponendo una domanda: di cosa Bergamo e Brescia sono davvero capitali?

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Industrializzazione antica

“Brescia e Bergamo – spiega a Fanpage.it Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente – sono la terza e la quarta provincia europea come intensità di industrializzazione sul territorio. Non solo, sono anche le più antiche province industriali a livello nazionale”.

Brescia, già lacerata dalla presenza ormai secolare del pcb emesso dalla Caffaro, avrebbe anche un altro “primato”: quello dei rifiuti, secondo Ruzzenenti.

I dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra, rapporto 2022 sui rifiuti speciali) aiutano a chiarire il quadro: la provincia di Brescia ospita 12 delle 25 discariche lombarde.

Qui, sempre secondo le stime Ispra, viene tumulato quasi il 70 per cento dei rifiuti speciali di tutta la Lombardia e il 17 cento circa di quelli nazionali. Quantitativo totale 1.7 milioni di tonnellate l'anno.

Brescia e Bergamo sono le più antiche province industriali in Italia
Brescia e Bergamo sono le più antiche province industriali in Italia

Termovalorizzatore o inceneritore?

Ma la città, dalla fine degli anni 90 è anche nota come esempio virtuoso per il suo termovalorizzatore.

“L’impianto di Brescia-Lamarmora – spiega Ruzzenenti – secondo A2a (società di multiservizi che lo gestisce, ndr) non può essere chiamato inceneritore, ma termoutilizzatore (o termovalorizzatore, ndr), cioè utilizzatore di calore”.

“In realtà – precisa lo storico – tecnicamente è anche legalmente è un impianto di incenerimento di rifiuti. Dentro ci sono tre grandi bruciatori che emettono inquinanti in grandi quantità: non solo la CO2, ma soprattutto i fumi da combustione”.

A riprova dell'immagine patinata che si è voluta dare al termovalorizzatore bresciano, l'impianto è stato illuminato e reso installazione artistica durante il Festival delle luci organizzato proprio in occasione dell'anno della Cultura.

Dalla pagina Facebook del sindaco di Brescia Emilio Del Bono
Dalla pagina Facebook del sindaco di Brescia Emilio Del Bono

“Il termoutilizzatore bresciano – dice ancora Ruzzenenti – viene decantato perché è legato al teleriscaldamento, cioè con il calore prodotto all'inceneritore si produce in parte energia elettrica, ma soprattutto anche acqua calda che attraverso le tubature arriva alla città”.

E infatti la struttura, una torre azzurra che sfuma in maniera camaleontica verso il cielo, è posta a poche decine di metri dal centro abitato. Vicino ci sono case, trattorie e gente che fa jogging.

termovalorizzatore
Il termovalorizzatore bresciano è posto a poche decine di metri dal centro abitato

“Io sono stata tra quelli che la delibera del termovalorizzatore l'hanno votata – precisa Laura Castelletti, vicesindaca di Brescia e candidata sindaca per il centrosinistra – e penso che sia stata una scelta lungimirante. Abbiamo in questo modo la possibilità di non trovarci in situazioni come quella di Roma o di altre città italiane”.

Laura Castelletti, vicesindaco di Brescia
Laura Castelletti, vicesindaco di Brescia

“Uno si dovrebbe chiedere – osserva Ruzzenenti -: ma se è così, perché l'aria di Brescia è una delle più inquinate d'Europa?

“Il teleriscaldamento – spiega lo storico ambientale – per i bresciani è diventato una trappola: l'acqua calda, infatti, è prodotta con i rifiuti e i rifiuti sono un business straordinario, un combustibile miracoloso per A2a, perché di norma gli impianti che bruciano devono pagare il combustibile, mentre il combustibile a questo inceneritore non solo non costa nulla, ma portando i rifiuti all'inceneritore è A2a a prendere soldi ai cittadini”.

Ma c’è un ma. “Se funziona in inverno a pieno regime – chiarisce Ruzzenenti – deve funzionare tutto l'anno. Perché A2a fa accordi con chi vuole smaltire rifiuti, i quali devono essere bruciati tutto l’anno”.

La soluzione sarebbe quindi bruciare più rifiuti rispetto al fabbisogno della città.

Il termovalorizzatore di Brescia
Il termovalorizzatore di Brescia

Nel progetto iniziale – dice Ruzzenenti – questo impianto era stato autorizzato per trattare i rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata. Nel Bresciano però ne vengono prodotte 150mila tonnellate all'anno, contro le 730mila bruciate in 365 giorni dal termoutilizzatore”.

“Il resto – conclude Ruzzenenti – sono rifiuti speciali, prodotti in provincia, ma soprattutto importati da fuori”.

Il maxi depuratore della discordia

Sempre in relazione al nuovo titolo di Brescia capitale della cultura, emerge per poi affogare un altro aspetto ambientale, quello del maxi depuratore del Garda.

Da anni Regione e Governo, su impulso della Comunità del Garda guidata da Mariastella Gelmini, spingono per scorporare la depurazione delle acque nella sponda bresciana del lago dall'impianto di Peschiera a cui dovrebbero affluire solo le acque veronesi.

La soluzione prospettata sarebbe costruire un doppio depuratore a Gavardo e a Montichiari per sversare le acque reflue dei comuni gardesana bresciani non più nel fiume Mincio ma nel Chiese.

“I comuni gardesani – commenta Sergio Aurora, del comitato referendario acqua pubblica – se ne lavano le mani, nel senso che lo sversamento delle acque reflue viene fatto in un altro territorio, un altro sul bacino”.

“Ciò che esce dalla depurazione – dice Aurora a Fanpage.it – ha tutta una serie di composti chimici, di azoto, di fosforo. Ora, il fiume Mincio ha una portata decisamente superiore a quella del fiume Chiese, ma soprattutto ha una portata costante e quindi è chiaro che la capacità di diluizione è ben diversa”.

“Noi – chiosa Aurora – riteniamo che il fiume Chiese non sarebbe in grado di sopportare questo stress e quindi tutto il territorio del suo bacino verrebbe penalizzato”.

Il presidio 9 agosto si è insediato stabilmente sotto il palazzo della Prefettura
Il presidio 9 agosto si è insediato stabilmente sotto il palazzo della Prefettura

Giorno e notte in presidio

Per manifestare la loro contrarietà a questa operazione. Diverse associazioni ambientaliste costituite con un presidio che il 9 agosto 2021 si insedia stabilmente sotto il palazzo della Prefettura.

Fino al 2023, quando proprio in occasione della capitale della cultura, il Comune di Brescia nega l’occupazione di suolo pubblico, regolarmente pagata, agli ambientalisti in presidio giorno e notte .

“Ci viene intimato di lasciare questa postazione – spiega Raffaella Giubellini, attivista di Basta Veleni – perché, secondo l'amministrazione comunale la nostra presenza in qualche maniera disturba il normale svolgimento delle attività culturali”.

“La richiesta – ribatte Castelletti – viene per la necessità di utilizzi delle piazze. Non c'era nessuna contrarietà, tanto è vero che si è dialogato in questi mesi con lo sforzo comune di poter trovare la possibilità di una ricollocazione”.

Ma il luogo scelto, davanti a palazzo Broletto, in pieno centro storico, ha un significato preciso. “Abbiamo scelto questa postazione – chiarisce Giubellini – per testimoniare la nostra contrarietà alla nomina del commissario straordinario, addirittura poi individuato nella figura del prefetto”

Il prefetto, secondo l’attivista -, “in quanto rappresentante dello Stato sul territorio dovrebbe garantire la coesione territoriale. Inoltre questo palazzo è anche sede della Provincia, cioè l'ente che doveva decidere dove collocare i depuratori e che è stato esautorato dalle proprie funzioni”.

Bergamo e Brescia superano il Lazio

Ma c'è un altro tema escluso dalla cultura di cui Bergamo e Brescia sono capitali. Lo spiega Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano.

Il consumo di suolo delle province di Bergamo e di Brescia insieme – spiega Pileri a Fanpage.it – supera il consumo di suolo dell'intera regione del Lazio”.

Dato che, tiene a precisare Castelletti “Riguarda però la provincia e non il Comune di Brescia, il quale ha portato invece il territorio a un consumo di suolo zero, anzi meno di zero”.

Tra gli esempi pratici messi in risalto da Pileri c’è la A 35, la cosiddetta BreBeMi, autostrada che collega Brescia a Milano.

Uno scorcio della A 35 in orario di punta
Uno scorcio della A 35 in orario di punta

“Questa famosa autostrada – illustra il professore – per anni è stata usata come un campo da pallone, perché di fatto nessuno l'ha mai utilizzata. È stato un enorme consumo di suolo che ha diviso in due interi comparti agricoli”.

“Ma non solo – continua -. Lungo la BreBeMi nel frattempo è cominciata a crescere tutta una serie di aspettative logistiche, quindi trasformazione di decine e decine di ettari che diventeranno capannoni, capannoni, capannoni, capannoni”.

“E – conclude – questo continua e non è al centro del dibattito. Ecco perché è paradossale che il titolo di capitale della cultura rischi di essere un grande tappeto per nascondere della polvere sotto”.

Non la pensa così Catelletti, che dice: “L'anno della capitale ha un dossier sviluppato anche da realtà ambientaliste con progetti culturali specifici. Il tema del turismo lento, della sostenibilità, del rispetto dell'ambiente sarà uno dei fili conduttori di questo percorso”.

Ma, secondo Pileri: “C'è il rischio che questi eventi, volenti o nolenti, diventino anche dei pretestuosi green washing. Sono accompagnati, per esempio, fin dall'inizio da report di sostenibilità fatti da soggetti terzi? C'è qualcuno che riesce a vedere cosa accadrà al territorio, alla natura?”

La domanda su quali e quante risorse, nell’ambito degli investimenti profusi per la capitale della cultura, siano state destinate alla tutela ambientale Fanpage.it l’ha posta direttamente alla vicesindaco di Brescia.

“In questo momento non sono in grado di rispondere – dice Castelletti – un bilancio vero, economico e delle azioni compiute, saremo in grado di farlo a fine anno. Oggi l'obiettivo è però anche quello di competere per ricevere il riconoscimento di European Green Capital”.

Il 18 marzo una fila di camion porta via le salme dei morti di Covid dalla città di Bergamo
Il 18 marzo una fila di camion porta via le salme dei morti di Covid dalla città di Bergamo

“Quelle vittime morte due, tre, quattro volte”

Bergamo e Brescia sono stati i territori italiani più colpiti dal codice ed è anche in memoria delle vittime della pandemia che le due province hanno acquisito il titolo di capitale della cultura 2023.

“La situazione Covid, gravissima in questi territori, – sostiene Pileri -, è dovuta probabilmente a  un’inerzia nel chiudere alcune attività produttive o nel gestire al meglio la riduzione della mobilità su di esse”.

“Se sono state fatte delle sottovalutazioni – conclude – e noi non riusciamo a imparare da questi errori, quelle vittime sono morte due, tre, quattro volte”.

“Gli studi fatti sulla Regione Lombardia – aggiunge Ruzzenenti – hanno dimostrato una relazione in qualche modo di causa effetto fra l'inquinamento che vivono questi territori e l'incidenza del Covid”.

“L'inquinamento – spiega –  stressa il nostro sistema immunitario e gli organi più sensibili. Alla fine con queste sofferenze patite dalla popolazione abbiamo conquistato il diritto a essere capitale della cultura. Però l'abbiamo pagato”.

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