Anche il Sindaco di Milano ha voluto commentare la crisi di Governo che ha portato alle dimissioni di Mario Draghi dalla Presidenza del Consiglio. Beppe Sala mette da parte la diplomazia e si scaglia duramente contro "deputati e senatori senza alcuna competenza e storia professionale che sono rimasti attaccati alla sedia fino a che hanno maturato l’indennità di pensione".
Il post di Sala sulla crisi di Governo
Sala affida ai social le sue dure riflessioni sulla caduta del Governo e soprattutto sulla giornata di ieri in Senato. "Proviamo ad astrarci (difficile, lo so) dal risultato della bagarre di ieri e riflettiamo sulla qualità del dibattito parlamentare delle ultime settimane", inizia così il suo post.
Secondo il Sindaco di Milano il problema sono i temi del dibattitto: "Nel mondo ci sono cambiamenti climatici spaventosi, differenze sociali che si allargano, una pandemia che ci ha messo in ginocchio, guerre che ci coinvolgono direttamente e di cosa si dibatte in Parlamento? Di concessioni balneari? Di taxi, con i partiti che si dividono per calcolo elettorale?"
Ed è a questo punto che Sala si domanda se "abbiamo ancora bisogno in questo difficilissimo XXI secolo di Camere così, di deputati e senatori senza alcuna competenza e storia professionale che sono rimasti attaccati alla sedia fino a che hanno maturato l’indennità di pensione, alcuni dei quali farfugliano in un italiano incerto?"
Ma Sala conosce anche la risposta: "No, di tutto ciò non abbiamo più bisogno. Sono sindaco di Milano da 6 anni e ho visto passare e morire 5 Governi. A tutto c’è un limite. E c’è sempre più da pedalare".
I rapporti fra Sala e Draghi
Eppure i rapporti fra Sala e Draghi non sono sempre stati dei migliori. Soltanto qualche mese fa (ad aprile, per la precisione) il Sindaco di Milano arrivò a dire di non poter "avere fiducia in un governo che non ascolta la città", quando l'esecutivo titubava a concedere ulteriori fondi per il bilancio di previsione 2022, costringendo il Comune a fare tagli (soprattutto su welfare e cultura).
L'amministrazione meneghina aveva ricevuto dal Governo 478 milioni nel 2020 e 467 nel 2021, ma inizialmente poco o nulla era previsto per l'anno in corso. Eppure la richiesta di Sala era di poter utilizzare i soldi risparmiati dal Comune negli anni precedenti per poter far fronte alle spese per un ammontare di 200 milioni di euro.
Le regole, però, prevedono che quei soldi possano essere utilizzati solo dopo, quando c'è bisogno di coprire un buco nel bilancio di chiusura. E invece Sala voleva usarli per non dover fare tagli, già nelle previsioni di spesa.
All'epoca Draghi neanche gli rispose e lo lasciò fare alla Ministra per gli Affari regionali, che si rifiutò anche di partecipare alla seduta del Consiglio comunale a cui era stata invitata. "Il Comune di Milano ha beneficiato, nel 2020 e nel 2021, di circa 900 milioni di euro complessivi, che hanno consentito all'amministrazione di fronteggiare la situazione, senza interruzione di servizi", commentò Maria Stella Gelmini, la stessa che oggi si è dimessa da Forza Italia per non aver votato la fiducia al Governo.
Strane convergenze, quindi, che ritornano ora che Sala difende il Governo dimissionario. D'altronde la bagarre finì a tarallucci e vino: dopo uno scambio di SMS (neanche una telefonata), Sala fece sapere che lui e il premier sono "persone ironiche".
Sta di fatto che i fondi, almeno in parte, sono arrivati, ma i tagli sono stati comunque necessari, soprattutto sul welfare. E l'assessore Lamberto Bertolè aveva dichiarato a Fanpage.it che "serve maggiore sostengo da parte del Governo".
Un sostengo che ora sarà difficile avere, senza un governo. Ma lo scopriremo già oggi, quando la Giunta Sala presenterà le correzioni al bilancio 2022 (da cui una parte degli assessori, in primis quello al welfare, si aspettano di ricevere più soldi) proprio mentre preparerà i suoi bagagli da Palazzo Chigi.
Intanto però anche Sala ha diritto a un posto fra quelli che hanno o non hanno fiducia in Draghi a seconda della convenienza del momento.