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Bambina abusata dal bidello, parla la madre: “Continua a rivivere quei momenti, ha paura di incontrarlo”

Lunedì 2 ottobre ci sarà l’udienza preliminare per un bidello accusato di avere abusato di una bimba di 7 anni che frequenta la scuola in cui lavorava, un istituto gestito da religiose. A quasi due anni dagli abusi, la madre della vittima ha raccontato a Fanpage.it che “la bambina continua a ricordare quei momenti e ha paura di incontrare il presunto abusatore”. Lui può ancora avvicinarsi alle scuole.
A cura di Sara Tirrito
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Immagine di repertorio
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Lunedì 2 ottobre al tribunale di Milano si terrà l'udienza preliminare di un uomo accusato di avere abusato di una bambina di 7 anni. L'imputato, per cui ha richiesto il rinvio a giudizio la Procura della Repubblica, lavorava come bidello in un istituto paritario gestito da suore in provincia di Milano.

La vittima, che oggi ha 9 anni, ha confidato le molestie ricevute alla madre un mese dopo l'accaduto. Di ritorno da scuola, la bimba si è chiusa in bagno e ha iniziato a piangere a dirotto. Poi, tra le lacrime, il racconto: il 19 marzo 2022 un uomo, il bidello della sua scuola, l'ha portata con l'inganno nella sua camera da letto, che si trova in una cascina in cui si svolgevano eventi ricreativi legati all'istituto, le ha fatto togliere i pantaloni e, secondo quanto denunciato, "le apriva il culetto con le mani".

Ora l'ex collaboratore scolastico lavora in una comunità a Milano ma fa spesso ritorno nella cascina in cui è avvenuto il fatto. Può avvicinarsi alla scuola e non è sottoposto a misure restrittive. A distanza di un anno e mezzo dai fatti, la vittima continua a rivivere quello che ha vissuto. Come racconta la madre a Fanpage.it, difesa dall'avvocata Solange Marchignoli, "la bambina si incupisce, ha paura di incontrarlo e mi chiede perché non è in carcere".

Come sta oggi sua figlia?

La bambina sta affrontando un percorso di psicoterapia. Sta bene, ma è molto arrabbiata e ha ancora paura. È una bambina sveglia e coraggiosa, ma continua a ripensare a quello che è successo. Quando andiamo in campeggio, per esempio, se si spengono le luci per guardare le stelle, lei mi dice di lasciarne una accesa. Quando le chiedo perché, mi risponde: "Mamma, mi vengono brutti ricordi. Ero molto piccolina e lui mi toccava", e comincia a raccontare tutto.

Gli abusi continuano ad avere un impatto sulla vita della bambina?

Spesso a ciel sereno riemergono dei momenti che ha vissuto. Capita che stiamo mangiando la pizza insieme, tranquilli, felici, lei di colpo si incupisce e mi chiede: "Perché non è in carcere? Cosa faccio se lo incontro?". Io provo a rassicurarla, a toglierle le paure, ma lei convive con queste paure. Ci sono tante cose che non fa più a causa degli abusi. Uscivamo sempre per fare passeggiate nella campagna dietro casa, ora non lo facciamo più. Una volta siamo passati davanti alla cascina e lei si è ricordata, mi ha detto: "Questo è il posto che odio di più in assoluto, non voglio passare più da qui davanti". Non è una bambina che si è dimenticata.

Si agita al pensiero di uscire di casa e andare in giro a piedi o in bicicletta per la paura di incontrare il suo molestatore, anche perché sa che è in paese tutti i weekend. Si agita quando le proponiamo di fare una gita a Milano perché sa che lui vive lì.

La bambina ha cambiato scuola?

No, frequenta lo stesso istituto in cui lavorava l'uomo che abbiamo denunciato per abusi. La psicologa ci ha detto che per la bambina sarebbe stato un trauma troppo grande cambiare scuola adesso, perché è molto legata ai suoi compagni di classe, è un bel gruppo. Ci abbiamo pensato a lungo, ne abbiamo anche parlato con la piccola ma abbiamo deciso di non cambiare istituto per ora e di valutare quando avrà finito le elementari.

Qual è stata la reazione del plesso scolastico?

Si sono chiusi a riccio, hanno detto che non c'entravano niente. È vero che il fatto è successo fuori dalla scuola, ma quell'uomo era un loro dipendente, nonché figlio del vicepreside. Per me avrebbero dovuto allontanarlo subito e non ho capito perché ci abbiano messo tanto. Il ragazzo ha continuato a lavorare per un po' e solo tempo dopo si è dimesso, ma nessuno ha parlato apertamente di quello che era accaduto, neanche con noi.

Come hanno reagito i genitori degli altri bambini?

Sono inorriditi ma non hanno agito. Quando ho proposto di chiedere alla scuola di fare un'indagine per capire se ci fossero altri bambini coinvolti, i genitori mi hanno detto di no, perché non vogliono mettersi contro chi gestisce la scuola. Io come genitore, se la vittima fosse stata la bambina di un altro, quanto meno avrei domandato alla dirigenza se le voci fossero vere. Anche solo per parlarne con mia figlia e capire se andasse tutto bene. E poi perché non farei frequentare a mio figlio una scuola in cui un collaboratore è accusato di abusi su minori. Ma forse ognuno pensa soltanto al proprio figlio, e crede non possa succedere che agli altri.

Qual è il messaggio che vorresti mandare adesso?

Che queste cose succedono e se ne deve parlare. Mi hanno addirittura detto che non vogliono parlarne per rispettare la privacy di mia figlia, che un giorno potrebbe avere problemi. Mia figlia non ha fatto niente, non ha nessuna colpa. Ha solo sofferto un abuso. Non posso dirle di stare in silenzio o di nascondersi, deve uscire a testa alta alla luce del sole e io devo combattere perché lei non debba sentirsi sbagliata né stare in silenzio. Preferisco tirare tutto fuori e, se necessario, andare via da questo paese ma lei deve sentirsi libera. Se si continua con l'omertà, con il silenzio, con il non detto, con il rispetto di qualcosa che non esiste, gli abusi continueranno a verificarsi. Bisogna parlarne, non coprire questi reati, soprattutto a scuola, perché non risuccedano e per educare i figli alla sessualità e anche a riconoscere abusi da parte degli adulti.

So che avete scritto una lettera al Papa parlando della vostra storia, è vero?

Sì. Ho detto che non potevo credere che famiglie cristiane avessero questo atteggiamento di indifferenza nei confronti degli abusi. Che anche le linee guida della Comunità episcopale italiana prevedono si faccia prevenzione contro gli abusi. Non posso credere la scuola di mia figlia non abbia mai pensato di stilare un regolamento basato su queste linee guida.  Il Vaticano mi ha risposto che avrebbero informato gli ordini religiosi di Roma che si occupano delle suore e di tenerli aggiornati sul processo. Il vescovo è venuto a parlare con la scuola e con noi, ma era un atto simbolico, non penso possa fare molto altro.

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