“Baby Gang e Simba La Rue minacciati con una pistola già usata in un’altra rissa”: parla l’avvocato dei rapper
"Dagli atti risulta che la stessa arma utilizzata per minacciare Baby Gang aveva già esploso alcuni colpi quella stessa sera durante una rissa scoppiata prima che giungessero sul posto Baby Gang e i suoi amici": è quanto ha spiegato a Fanpage.it l'avvocato Niccolò Vecchioni che assiste i trapper Baby Gang, Simba La Rue e il loro manager Marilson Paulo Da Silva.
I tre sono stati coinvolti nelle indagini sulla rissa esplosa il 3 luglio scorso in Corso Como a Milano dove due ragazzi sono stati gambizzati. Baby Gang è stato arrestato e ancora oggi si trova in carcere, Simba La Rue è agli arresti domiciliari mentre Da Silva, che a Fanpage.it ha fornito la sua versione su quanto accaduto quella notte, è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame perché avrebbe provato a sedare in tutti i modi la rissa, non riuscendoci.
Anche una delle due vittime aveva raccontato sempre a Fanpage.it, la sua versione dei fatti. Aveva descritto il clima di terrore in cui era costretto a vivere da mesi, le minacce subite da lui e la sua famiglia, la sparatoria di quella sera e i momenti successivi in cui non avrebbe ricevuto un trattamento dignitoso né dagli operatori sanitari né durante il processo per direttissima.
Dal canto suo, Da Silva sostiene che quella sera l'altra vittima (Ndiaye) avrebbe provocato il suo gruppo di amici e li avrebbe minacciati con una pistola. E proprio per questo motivo sarebbe esplosa la rissa dove i due ragazzi sono stati feriti e dove sarebbe sparito un borsello. Baby Gang e gli altri infatti non sono solo stati accusati per lo scontro fisico, ma anche di rapina.
Avvocato, partiamo dall’accusa di rapina rivolta ai suoi clienti. Come vi difendete al riguardo?
L’accusa di rapina rappresenta la contestazione più grave elevata nei confronti di Baby Gang e degli altri indagati, ma è anche quella più debole dal punto di vista probatorio. La rissa si è sviluppata sotto l’obbiettivo di alcune telecamere di sicurezza che ne hanno immortalato tutte le fasi.
Sono gli stessi filmati acquisiti dagli inquirenti a dimostrare che la fantomatica rapina del borsello non sussiste né dal punto di vista giuridico né da quello fattuale. Le immagini ritraggono una delle persone offese che nel corso della colluttazione si avvinghia a uno degli indagati e perde accidentalmente il borsello che giace al suolo per alcuni secondi prima di essere raccolto da un altro indagato.
Faccio presente che sul punto a oggi vi è un contrasto tra giudicati: il Tribunale del riesame per i minorenni ha infatti accolto la tesi difensiva e annullato la misura applicata per la rapina, mentre il Tribunale ordinario, che ha giudicato gli indagati maggiorenni sulla base dello stesso materiale probatorio, ha confermato la impostazione accusatoria.
Si tratta però di un provvedimento che presenta profili di contraddittorietà perché riconosce che la sottrazione è stata involontaria e l’uso della violenza non era finalizzato all’impossessamento del bene. Con riferimento alla posizione di Baby Gang, peraltro, la contestazione di rapina appare particolarmente azzardata.
Le immagini dimostrano infatti che il mio assistito, nel momento della presunta sottrazione del borsello, si trovava ad una trentina di metri dal punto in cui era in corso la lite e non aveva ancora preso parte alla rissa. Confido nel fatto che la questione verrà positivamente chiarita nel processo di merito.
Per quanto riguarda la rissa, qual è stato l’elemento che l’ha scatenata?
Per nostra fortuna le immagini dimostrano incontrovertibilmente che la rissa è stata scatenata dall’atteggiamento aggressivo e provocatorio di una delle persone offese che per diversi minuti ha tentato di avvicinarsi a Baby Gang con fare minaccioso. Devo anche sottolineare che gli amici dell’artista hanno più volte tentato di dissuadere il ragazzo senegalese dal molestarli senza ricorrere alla violenza.
La situazione è precipitata quando i due ragazzi senegalesi hanno recuperato due pistole nascoste in un cespuglio (apparentemente vere) e hanno affrontato gli indagati sparando alcuni colpi. Questa è stata la miccia che ha scatenato la reazione violenta dei miei assistiti.
A una delle due vittime, è stata riconosciuta la scriminante della legittima difesa: secondo lei perché se, come ripetuto dai suoi clienti, sono stati loro i primi a iniziare?
Premetto che ancora non conosco le motivazioni di quella sentenza. Posso solo ipotizzare che il Tribunale abbia operato una distinzione tra le posizioni dei due ragazzi senegalesi, come peraltro è desumibile dal fatto che uno dei due (quello che ha scatenato la lite) è stato comunque condannato come partecipe alla rissa.
Cosa ha deciso il Tribunale del Riesame per Da Silva?
Per la posizione di Da Silva il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare riconoscendo l’insussistenza di indizi con riferimento a tutti i reati contestati (rissa, lesioni e rapina). La sua posizione è stata rivalutata alla luce dei filmati che hanno confermato la sua sostanziale estraneità alla rissa e a qualsiasi atto violento.
Questo provvedimento è rilevante anche perché recepisce buona parte delle critiche mosse dalla difesa alla narrazione delle due vittime. La ricostruzione delle persone offese rispetto alla genesi della colluttazione è assolutamente inverosimile e del tutto incompatibile con la dinamica degli eventi cristalizzata nei filmati.
Il Tribunale del riesame ha infatti escluso che gli indagati abbiano pianificato l’aggressione, screditando in tal modo la tesi della missione punitiva sostenuta dalle due persone offese, il cui racconto è ricco di incongruenze. Basti pensare alla assurda spiegazione che i due ragazzi senegalesi hanno addotto per giustificare il possesso delle pistole ed al fatto che dagli atti risulta che la stessa arma utilizzata per minacciare Baby Gang aveva già esploso alcuni colpi quella stessa sera durante una rissa scoppiata prima che giungessero sul posto Baby Gang e i suoi amici.