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Avvocato e collezionista d’arte milanese ricattato su Instagram: “Sono fott…, lo siamo tutti”

Giusppe Iannaccone, avvocato e collezionista d’arte milanese, è stato ricattato per 200 euro in bitcoin su Instagram. Dal team di assistenza del social solo un bot che è stato inutile.
A cura di Enrico Spaccini
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Iannaccone alla fiera Art Basel in Svizzera (Collezione Giuseppe Iannaccone, Facebook)
Iannaccone alla fiera Art Basel in Svizzera (Collezione Giuseppe Iannaccone, Facebook)

Quella dell'avvocato milanese Giuseppe Iannaccone è una delle collezioni private di arte italiana del periodo 1920-1945 più importanti della scena culturale del Paese. Nel 2017, anche la Triennale di Milano gli ha dedicato un'esposizione. Tuttavia, se oggi si prova a cercare l'account "collezionegiuseppeiannaccone.it" su Instagram, il social della famiglia Meta d'eccellenza per quanto riguarda foto e video, per avere un assaggio di quelle opere, tutto quello che si ottiene è una pagina bianca con la scritta: "Spiacenti, questa pagina non è disponibile". Il motivo lo ha spiegato l'avvocato Iannaccone a Fanpage.it: "Mi hanno rubato l'account e chiesto un riscatto. Avevamo impiegato anni di lavoro per costruire quella pagina".

"Sanno che rimarranno impuniti"

Messaggi con insulti, minacce e richieste di denaro scritti in inglese sono arrivati sul suo profilo personale in continuazione da quel 6 aprile. "Mi diceva ‘fucked' e ha ragione lui: sono fottuto. Anzi, siamo tutti fottuti perché loro lo sanno che rimarranno impuniti. Se Instagram non fa niente, questi dilagheranno e colpiranno sempre più persone", racconta Iannaccone. L'avvocato, specializzato in diritto penale d'impresa, non appena ha ricevuto la richiesta del riscatto ha denunciato il fatto in procura e mandato la segnalazione al "team di Instagram". La procedura da seguire in caso di sottrazione di account prevede l'invio di una foto o un video del volto del titolare del profilo o di un suo documento d'identità. In questo modo, un bot può comparare il materiale inviato con i post presenti su quell'account e, nel caso, bloccarlo. Trattandosi di una pagina dedicata a una collezione di opere d'arte, però, il computer non è riuscito a confermare la proprietà a Iannaccone. "Puoi inviare un nuovo video e lo controlleremo di nuovo", è il messaggio di Instagram.

Le indagini della procura e gli assistenti virtuali

"Dopo quasi un mese da quando è partita la denuncia, nessuno si è fatto vivo – conferma Iannaccone – Puoi parlare solo con un assistente virtuale, non esiste dialogo. Ho mandato tante raccomandate, ma non ho mai ricevuto risposte". Ora sulla questione sta indagando la procura, che ha come punto di partenza l'email alla quale è associato il profilo usato per le minacce e il ricatto: "muhabbetm883@gmail.com". La richiesta è di 200 euro, pagabili in bitcoin. Non una grande somma, "ma anche fossero stati cinque euro, si tratterebbe comunque di ricatto. Come cittadino non posso accettarlo. Credevo bastasse denunciare, ma evidentemente mi sbagliavo". Ad oggi, il profilo della collezione sembra chiuso. Aiutato dalle segnalazioni che gli utenti possono inviare per casi simili a questo, il team probabilmente ha bloccato quell'indirizzo email e tutti gli account associati. Iannaccone, però, ha le idee chiare per quanto riguarda le sue opere e la loro esposizione nel social: "Non aprirò un altro profilo. Non accetto di stare al gioco di Instagram".

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