Aurora, l’amica di Sofia Castelli in casa mentre l’ex la uccideva: “Mi ha lasciata viva per punirmi”
Aurora e Sofia. Vent'anni, sei dei quali trascorsi insieme, prima sui banchi di scuola, poi all'università. Amiche inseparabili fino all'alba del 29 luglio 2023, quando Sofia Castelli viene uccisa a coltellate dall'ex fidanzato Zakaria Atqaoui. Aurora, intanto, dorme nella camera accanto.
Sono trascorsi quasi quattro mesi da quel giorno che ha visto la fine della vita di Sofia e ha cambiato per sempre quella di Aurora. E proprio con l'avvicinarsi della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Aurora Fiameni decide di raccontare a Fanpage.it le ultime ore della sua amica, per mantenerne vivo il ricordo e dare un monito ai suoi coetanei. "Questa non è una storia come le altre – precisa la ragazza -. Sofia era una ragazza forte e Zakaria non era violento, eppure l'ha uccisa. Queste cose possono succedere a chiunque".
Ma questa storia va raccontata al contrario, partendo dalla fine. Cioè dalla sera del 28 luglio, l'ultima per Sofia.
Aurora, che cosa ricordi?
"Quella sera dovevamo andare a ballare. Sofia nel pomeriggio è voluta andare a casa sua per prendere i vestiti che avrebbe indossato in discoteca, ma quando siamo arrivate davanti all'abitazione abbiamo visto Zaka".
Chi è Zaka?
"Zaka, così chiamavamo tutti Zakaria Atqaoui, era il fidanzato storico di Sofia. Si erano messi insieme quando lei faceva la prima superiore. All'inizio erano molto innamorati, mi ricordo che veniva a prenderla anche fuori da scuola e le portava le rose. Dalla famiglia di Sofia è proprio stato visto come un figlio, tant'è che durante la pandemia era anche andato ad abitare con loro. Le cose sono iniziate a cambiare quando noi in primis siamo cresciute. Sofia voleva altro dalla relazione, voleva cose più concrete. Da quel momento lui ha cominciato ad essere molto più geloso e possessivo, c'erano state diverse rotture e riappacificazioni, ma Sofia qualche settimana prima aveva deciso di lasciarlo. Così nell'ultimo periodo lui scriveva insistentemente a me, per sapere di Sofia. Il suo ultimo messaggio, proprio la mattina di venerdì 28 luglio, è stato: ‘Tranquilla Aury, io adesso Sofia me la voglio dimenticare'".
Torniamo a quel pomeriggio, com'è andata?
Siamo saliti tutti e tre in casa di Sofia, loro stavano litigando, io mi ero messa in cucina a fare merenda. A un certo punto Sofia l'ha cacciato, dicendogli che non doveva tornare più e poi mi ha raggiunta in cucina. Sono convinta che sia stato proprio quello il momento, mentre sia io che lei eravamo distratte, in cui lui ha preso di nascosto le chiavi: nessuna delle due l'aveva accompagnato e aveva controllato che se ne andasse, avevamo solo sentito chiudersi la porta".
Poi siete andate in discoteca…
"Sì, quella serata mi ricordo che è stata bellissima, ci siamo divertite tanto, è stata una delle più belle. Però lui era riuscito a sapere che noi eravamo in discoteca guardando le nostre storie su Instagram. Deve averlo fatto dal profilo di qualcun altro, perché io gli avevo bloccato le storie e Sofia in primis l’aveva proprio bloccato ovunque.
Verso le 5:30 ce ne siamo andate via dalla discoteca, ho ancora i video sul mio telefono di quando stavamo tornando a casa in macchina con la musica al massimo, stavamo cantando. Quando siamo tornate a casa abbiamo iniziato a parlare un po’ della serata".
Nell'interrogatorio Zakaria, che era nascosto nell'armadio, ha detto di essersi ingelosito per quella conversazione
"Parlavamo dei ragazzi che avevamo incontrato, dei ragazzi che ci potevano piacere… Era una normale conversazione che si può fare dopo la discoteca, a 20 anni, prima di andare a dormire".
Avete poi deciso di dormire in due camere separate, perché?
"Io alle nove mi dovevo alzare e lei non voleva essere svegliata dalla sveglia, così sono andata nella camera che condivideva con il fratello, mentre lei era nella camera dei genitori (nel cui armadio era nascosto Zakaria, ndr). Ho proprio quest'ultima immagine di Sofia che prima di andare a dormire mi dice ‘Aury, ti voglio bene, buonanotte'. Io neanche le avevo risposto, stavo già dormendo. E invece quella è stata l'ultima volta che ho visto Sofia".
L'omicidio avviene poco dopo, mentre entrambe dormite. Cosa ricordi del risveglio?
"La mattina dopo, alle nove spaccate, mi ha chiamata mia madre. Non le avevo detto che avrei dormito da Sofia, quindi si era un po’ spaventata. Dopo averla tranquillizzata sono rimasta mezz'ora a guardare Instagram sul telefono e proprio nel momento in cui ho deciso di alzarmi ho iniziato a sentire delle voci al di fuori della casa. Mi ricordo che da lontano qualcuno diceva ‘Ma questa è la casa della famiglia Castelli?'. E i vicini rispondevano ‘Sì sì sì, è questa'. Subito dopo ho sentito un sacco di persone che entravano in casa. Al che mi sono alzata e sono andata ad aprire la porta della camera, trovandomi davanti almeno dalle cinque alle otto persone, ovviamente carabinieri. Anche loro mi guardavano, come a dire ‘Ma questa chi è?'".
Gli agenti mi hanno detto di muovermi, che dovevo vestirmi e uscire dalla casa. In realtà non mi hanno fatta nemmeno cambiare, sono rimasta tutto il giorno in pigiama e in ciabatte. Tra l'altro quelle ciabatte erano di Sofia, un 41, e io porto il 37, quindi non riuscivo a camminare bene. Mi hanno fatta aspettare sul pianerottolo".
Hai cercato di chiedere spiegazioni?
In realtà quello che era successo, a ripensarci ora, era palese. C'era il nastro rosso, quello degli omicidi, era arrivato il medico legale, però io non riuscivo a capire e, anche se lo avessi fatto, non sarei riuscita ad accettarlo. L’unica cosa che mi veniva da pensare era ‘Cavolo, è successo qualcosa a Zaka'".
Perché?
"Lui una volta aveva detto a Sofia ‘Se mi lasci, io mi ammazzo, mi faccio del male'. Così avevo pensato a lui, anche perché gli agenti mi avevano chiesto se lo conoscessi. Credevo che fossero venuti per interrogare me e Sofia su di lui, infatti mi ricordo di aver detto ai carabinieri ‘Interrogate prima me, tanto Sofia di solito dorme fino alle tre del pomeriggio, ora che riuscite a svegliarla si fa notte'. Mi ero persino offerta di andare a svegliarla io, perché lei si indispettiva se veniva svegliata e magari con me non avrebbe fatto scenate. Ho ben in mente l'espressione di uno dei carabinieri, che mi guardava dispiaciuto".
Poi cos'è successo?
"Mi hanno fatta salire sulla macchina della polizia e portata in caserma, dove ho aspettato in una stanza da sola per un paio d’ore. Con me c'era solo una donna, che però non poteva dirmi nulla, quindi nessuno mi aveva spiegato. Non vedevo l'ora che arrivasse anche Sofia lì con me a farmi compagnia, ma il tempo passava e lei non si vedeva. Però c'era una vetrata vicino a me, che dava sull'entrata e a un certo punto ho visto entrare Zaka, ammanettato. Indossava una canotta bianca. Lì ho iniziato a essere davvero confusa, mi dicevo ‘Ma come? Io avevo capito che fosse successo qualcosa a lui…'".
Quando hai saputo di Sofia?
Quando mi hanno portata a fare l'interrogatorio. Stavo salendo le scale e un agente mi ha chiesto: ‘Ma signorina, lei ha capito che cosa è successo?'. Io gli ho risposto anche un po' infastidita ‘No, nessuno mi dice niente'. Quindi siamo andati in una stanzetta e lì mi hanno detto ‘Signorina, la sua amica non c'è più'. Ero seduta sulla sedia, mi sono alzata e ho iniziato a urlare".
Da quel momento è cambiato tutto.
Sì, perché Sofia era la mia migliore amica e la vivevo ogni giorno della mia vita. Ancora oggi mi chiedo come mai Zakaria abbia voluto fare del male a Sofia, risparmiando me quella notte. Poi, continuandoci a pensare, sono arrivata alla conclusione che abbia voluto punirmi, un po’ come una sorta di vendetta. Secondo me lui poteva avercela anche con me, dato che io ero molto amica di Sofia e sapeva che ero una delle poche persone che Sofia ascoltava. Io e lui a volte abbiamo anche litigato, perché non potevo trascorrere del tempo da sola con Sofia. Quindi deve aver pensato: ‘Preferisco lasciarla viva, così la mattina si sveglierà e troverà quello che ho fatto'. Dopo quello che è successo ho iniziato a darmi colpe che magari non avevo, per esempio chiedendomi cosa sarebbe accaduto se avessi dormito insieme a Sofia, nella stessa camera. Magari avrebbe fatto del male a entrambe oppure a nessuna delle due".
C'è qualcosa che vorresti dirgli ora?
"Inizialmente provavo rabbia, ho provato anche un po’ di pena nei suoi confronti, ma adesso non gli vorrei dire assolutamente nulla. Per me lui è come se fosse morto".
Da amica, ti eri resa conto che il rapporto tra Sofia e Zakaria era diventato malato?
"In realtà no. Tra Sofia e Zaka ci sono stati in questi cinque anni, sei anni quasi, molti, molti tira e molla. Quando si lasciavano e ritornavano insieme Zaka inizialmente era una persona molto dolce, cercava di conquistare Sofia. Sofia appena ritornava con lui era sempre come se fosse la prima volta. Poi magari passava un mese e poi si lasciavano di nuovo, un'altra volta poteva passare anche un anno. Sembrava sempre un loop, succedevano sempre le stesse identiche cose. Ma noi ci ridevamo su, pensavamo fosse normale".
Anche ultimamente?
"Nell'ultimo periodo mi raccontava che le cose all'interno della coppia non andavano più bene, però allo stesso tempo Sofia era ancora molto innamorata di Zaka. Anche io gli ho voluto bene, soprattutto per il suo passato: da quanto ne so, non aveva la famiglia vicino. Molte volte mi ricordo che Sofia mi diceva che non riusciva a lasciarlo, perché lei era l'unica cosa che lui aveva".
Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Pensi che la storia di Sofia possa dirci qualcosa a riguardo?
"Che la violenza non sempre si vede subito. Nel caso di Sofia e Zaka nessuno si è mai reso conto di nulla, perché lui non era una persona violenta, anzi era Sofia la ragazza forte della coppia, quella che si faceva valere. Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Quindi quello che è successo a Sofia potrebbe succedere a chiunque.
Ma Sofia nell'ultimo periodo aveva acquisito una nuova consapevolezza…
"Sì, Sofia aveva chiuso con Zakaria perché voleva vivere i suoi vent'anni serenamente, ma si sentiva un po’ come in una gabbia, cioè non riusciva a lasciare andare una persona che amava tanto, aveva paura, secondo me, di ricominciare una vita senza di lui".