Attiviste costrette a spogliarsi in questura, il sit in a Brescia: “Non abbiamo paura, denunceremo”

Centinaia di persone hanno partecipato al presidio in solidarietà alle attiviste costrette a spogliarsi lunedì mattina in questura a Brescia, dopo un’azione di Extinction Rebellion.
A cura di Natascia Grbic
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"Procederemo con la denuncia. Mi sono sentita in trappola, ma non smetterò di lottare per le cause in cui credo. Lo dobbiamo a tutte quelle persone che vivono in luoghi di guerra o in condizioni di povertà estrema". A parlare, a Fanpage.it, è Laura, una delle attiviste di Extinction Rebellion che lunedì 13 gennaio è stata portata in questura dopo in sit in alla sede della Leonardo a Brescia. Insieme ad altre ragazze è stata costretta a spogliarsi di fronte a un'agente di polizia e a effettuare dei piegamenti. Dalla Questura hanno spiegato che si tratta di una prassi, ma le attiviste si chiedono: se è davvero una prassi, come mai i militanti di sesso maschile non sono stati sottoposti alla stessa pratica?

Oggi, sabato 18 gennaio, è stato organizzato un presidio in solidarietà con le attiviste sotto la questura di Brescia: tutte vogliono andare in fondo all'accaduto e hanno presentato una denuncia per quanto accaduto loro in seguito al fermo. Quel giorno, in ventitré sono stati portati in commissariato in seguito a un'azione pacifica alla sede della Leonardo, azienda produttrice di armi che vengono poi inviate nei paesi in guerra. Solo ad alcune di loro però, è stato chiesto di spogliarsi. Un atto che è risuonato più come un'intimidazione che una prassi.

La manifestazione, lanciata da Diritti per tutti, Collettivo Onda Studentesca e Magazzino 47, ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Tra queste, anche Umberto Gobbi, presidente dell'associazione ‘Diritti per tutti', che ha dichiarato: "Siamo qui, davanti alla questura di Brescia, perché in questo luogo qualche giorno fa sono avvenute intimidazioni nei confronti di alcune attiviste, costrette a spogliarsi in maniera del tutto non necessaria e discriminatoria. Le parole di Piantedosi, che ha definito tale trattamento prassi, confermano quanto ci aspettavamo già dal nuovo disegno di legge sulla sicurezza: il governo va verso la legittimazione delle intimidazioni da parte delle forze dell’ordine e verso la soppressione di qualsiasi forma, anche pacifica, di dissenso".

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