Attilio Fontana indagato per la gestione della pandemia: “Una vergogna scoprirlo dai giornali”
"È una vergogna che credo debba essere valutata da chi di dovere". È il primo commento del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana dopo aver scoperto che anche il suo nome appare tra la ventina di indagati nell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid-19 chiusa ieri, mercoledì 1 marzo. Fontana, come ha anche sottolineato il suo legale Jacopo Pensa, era stato sentito come "persona informata sui fatti", quindi come testimone. "Non avevamo il minimo segnale di partecipare al ‘banchetto' degli indagati", ha detto l'avvocato che ha spiegato di averlo scoperto "prima dai media e senza alcuna notifica formale".
Quello di Fontana è solo uno dei nomi illustri della politica presenti nella lista degli indagati per la mancata chiusura della zona tra Alzano e Nembro, in provincia di Bergamo, durante la prima ondata di pandemia nel 2020. Con lui, infatti, ci sono anche l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza e l'allora assessore al Welfare Giulio Gallera. A fornire la linea guida lungo la quale si è mossa la Procura di Bergamo è stato il microbiologo Andrea Crisanti, allora consulente e ora senatore eletto con il Pd, attraverso una relazione tecnica.
"L'emergenza pandemia è esclusiva dello Stato"
Il presidente ha comunque ribadito le sue considerazioni in merito alla gestione della pandemia. Innanzitutto, intervistato da Radio Anch'Io, Fontana ha sottolineato come "quando si tratta di una emergenza pandemica la competenza è esclusiva dello Stato secondo la Costituzione" per poi ricordare che "la stessa ministra Lamorgese aveva mandato una direttiva dicendo guai a voi se vorrete sovrapporvi con iniziative relative alle cosiddette chiusure delle zone rosse".
Fontana ha poi detto di aver parlato con l'allora ministro della Salute, Speranza, che aveva visitato i territori più colpiti dalla pandemia. "Gli avevamo mostrato i dati, che loro avevano ricevuto prima di noi, e dai quali si poteva ravvisare una qualche preoccupazione", afferma il presidente della Lombardia, "se ne rese conto e disse ‘adesso torno e convincerò a chiudere tutta la zona'".