Attilio Fontana a Fanpage.it: “Sono pronto a valutare una centrale nucleare in Lombardia”
Appare sincero il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, nel dire che nonostante "le tante cose fatte in questi cinque anni" non è riuscito a mantenere tutto quello che "aveva promesso", anche a causa della pandemia. Ed è per questo che ritiene di dover avere ancora cinque anni per poterle concludere. Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 in primis, ma anche la riforma della sanità che bisogna finire di attuare. E poi il progetto annunciato dal ministro delle Infrastrutture (e leader della Lega, a cui appartiene lo stesso Fontana) di costruire in Lombardia la prima centrale nucleare d'Italia.
Presidente Fontana, lei ha deciso con determinazione di volersi candidare. Cosa non è riuscito a fare in questi cinque anni che vorrebbe fare nei prossimi cinque?
Credo che si debbano sottolineare innanzitutto le tante cose che abbiamo fatto e fatto anche molto bene. È chiaro che ci sono cose che dobbiamo concludere e alcune cose che avevo promesso e che non sono riuscito a completare.
Una fra tutte è la semplificazione, sia perché il Governo minacciava di impugnare tutte le leggi regionali che facevamo, costringendoci a ridurre certi passi avanti che avevamo previsto, sia perché io credo che fino a quando non ci sarà una vera autonomia anche in questa materia non saremo nelle condizioni di fare troppi passi avanti.
Un altro aspetto sul quale ci stiamo impegnando è quello legato all'abbattimento delle liste d’attesa, che sono sicuramente un problema. Un problema che è determinato in parte dai due anni di Covid e in parte dalle carenze strutturali che questo Paese si è accorto di avere: la mancanza di medici e di infermieri, una programmazione che oggettivamente è stata sbagliata e un po’ superficiale.
Un altro aspetto che vorrei poter concludere è quello legato ai trasporti. I trasporti vengono criticati, ma gran parte delle critiche non sono addebitabili a noi, nel senso che noi abbiamo la gestione dei treni insieme a Ferrovie dello Stato, ma la struttura, le reti, i binari sono gestiti e di proprietà di RFI, che è una società che fa sempre parte di Ferrovie dello Stato. È stato riconosciuto dall'amministratore delegato delle Ferrovie che la nostra rete purtroppo è vecchia e obsoleta e parti dei percorsi risalgono a 60 70 anni fa.
Anche le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono state avviate in questi cinque anni e si svolgeranno nella prossima legislatura. A che punto siamo?
Bisogna fare una distinzione fra l'organizzazione dell'evento sportivo, che è gestito direttamente dalla Fondazione, che proprio in queste ultime settimane ha avuto un cambio di governance con la nomina da parte del Governo di un nuovo amministratore delegato.
Per quanto riguarda, invece, le opere pubbliche, una parte di queste sono gestite direttamente da noi e non ci sono problemi di ritardi, un’altra parte è gestita dalla società che è stata costituita con un certo ritardo dal governo nazionale. Ciononostante, io sono convinto che il ritardo iniziale possa essere recuperato e che si possa arrivare, per tutte o comunque per gran parte delle opere pubbliche previste, a una conclusione.
Soprattutto in alcune zone della Lombardia c’è stato un importante ampliamento della forbice sociale. Cosa sta facendo la Regione per aiutare le fasce più deboli?
Partiamo dal presupposto che non è specificamente una nostra competenza. Tuttavia abbiamo cercato di porre in essere una serie di iniziative. Cose concrete, come i nidi gratis, come il non far pagare gli aumenti di riscaldamento a chi occupa le case Aler, non far pagare l'affitto.
Stiamo cercando, con il programma delle cosiddette aree interne, di mettere sullo stesso piano delle altre quelle aree che oggi si trovano in una situazione di minor competitività e quindi, evidentemente, di minori opportunità.
Un aspetto cruciale in questo ambito resta l’edilizia popolare. Come si può migliorare il servizio offerto da Aler?
Recentemente abbiamo approvato un piano casa per il 2022-24 di un miliardo e mezzo. Questo intervento va nella direzione di ammodernamento e di efficientamento energetico.
È chiaro che bisogna cercare di essere sempre presenti, ma bisogna anche guardare un po' avanti, nel senso che il nuovo tipo di housing sociale va visto in un modo diverso.
Quindi va da un lato migliorato la qualità di quello che esiste, ma soprattutto va sviluppato in una direzione diversa, più inclusiva e più socialmente sostenibile.
Le varie emergenze sanitarie hanno portato alla luce una carenza della medicina territoriale, che la riforma sanitaria intende risolvere con le case della comunità. Secondo lei è sufficiente?
In realtà noi avevamo già una legge che andava in questa direzione. La nuova legge è stata una legge di riforma che ha accentuato questo intervento.
Il problema era che mancavano le risorse per realizzare le case di comunità. Abbiamo dovuto quindi ricorrere ai fondi del Pnrr, che ci ha trasferito un miliardo e duecento milioni, che poi noi abbiamo integrato con altre risorse nostre. Ma è chiaro che senza quelle risorse era impossibile intervenire.
Io credo che le case e gli ospedali di comunità siano un'ottima risposta. Da un lato, per realizzare la cosiddetta presa in carico del paziente e con la presa in carico si intende trasferire tutte le problematiche del cittadino, quelle sanitarie ma anche quelle sociali. All'interno delle case di comunità ci saranno infatti anche incaricati dei comuni, come gli assistenti sociali, che potranno valutare eventuali carenze di altro genere.
È chiaro, però, che sono interventi che hanno necessità di assunzioni di medici e dell’individuazione di forze professionali che oggi sono un po’ latitanti e carenti.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato che la Lombardia potrebbe avere la prima centrale nucleare d'Italia entro il 2030. Se questo progetto dovesse andare ufficialmente avanti, lei sarebbe d’accordo?
Io credo che il nucleare di ultima generazione sia un nucleare che sicuramente deve essere preso in considerazione. È un nucleare che dà ogni tipo di garanzia, che si sta sviluppando nel resto del mondo, che è sicuramente da un punto di vista ambientale sostenibile, tant'è vero che anche l'Europa lo prevede come una delle forme di approvvigionamento energetico.
Credo quindi che si possa, ripeto, nel rispetto di ogni tipo di garanzia e di sicurezza per i nostri cittadini. Si può, se si debba prendere in considerazione anche questa ipotesi.
Degli attuali sfidanti chi teme di più? E con chi si vorrebbe confrontare in una competizione elettorale?
Sinceramente non temo né Pierfrancesco Majorino né Letizia Moratti, ma ho rispetto nei confronti di tutti e due, perché credo che le elezioni non siano un momento di timore. Le elezioni devono essere un momento di confronto nel quale due o più progetti si confrontano.
In generale mi piacerebbe sfidarmi con una persona che abbia una visione ben precisa del futuro, magari opposto alla mia ma con la quale si entrasse nel merito dei problemi. Non amo sfidarmi soltanto con le polemiche.
Se dovessi individuare una persona di questo genere, serena, pacata e che aveva le idee chiare, purtroppo identiche alle mie e quindi sarebbe stato impossibile averlo come sfidante, ma come tipo di politico è Roberto Maroni. Era una persona che ha sempre badato al concreto, al merito dei problemi, non ha mai fatto polemiche e ha sempre cercato di risolvere i problemi con un sorriso e con una lievità che tranquillizzava tutti.