Attaccano a Milano manifesti con simboli nazisti per Sergio Ramelli e la polizia resta a guardare: il video

"La strada e la facciata di casa mia sono completamente invase da questi manifesti. Nella notte tra domenica e lunedì ho provato a staccarli, ma sono stato fermato dalla polizia che mi ha chiesto i documenti e mi ha detto che sarebbero autorizzati": a dirlo a Fanpage.it è Carlo (nome di fantasia scelto per tutelare la sua identità), che abita a un incrocio di Via Paladini, a Milano, dove si trova la targa in memoria di Sergio Ramelli, il 19enne del Fronte della Gioventù aggredito da un gruppo di anarchici a Milano nel 1975 e morto dopo 45 giorni di agonia.
Già da domenica è stato imposto il divieto di sosta lungo la via e dalla stessa sera del 27 aprile "un gruppo di persone hanno iniziato ad attaccare questi manifesti per le strade, incluso il palazzo in cui abito". I manifesti di cui parla fanno riferimento al presidio che si terrà in Piazzale Gorini alle ore 20 del 29 aprile, in occasione dei 50 anni dall'uccisione del'ex militante del Fronte della Gioventù. La grafica – una freccia nel fuoco che attraversa il numero 50 – rimanda alla runa Tyr, un simbolo usato dalla Gioventù Hitleriana e dalle SS Naziste.
Sarebbero stati affissi "alla luce del sole" intorno alle 7 di sera del 27 aprile da “I camerati”, il comitato organizzatore della ricorrenza, "sotto gli occhi di una volante della polizia che è sempre lì da domenica sera, sia di giorno che di notte".
Carlo, dopo essersi accertato che il gruppo di militanti neofascisti fosse andato via, nella notte tra domenica e lunedì ha deciso di uscire di casa per staccare questi manifesti. Ci sarebbe riuscito fino a quando due agenti della Polizia lo avrebbero visto staccarne uno proprio dalla facciata del suo palazzo: "Ho pensato che magari fossero lì per evitare disordini, invece mi hanno fermato e mi hanno detto che non potevo fare quello che stavo facendo, che quei manifesti erano stati autorizzati e che loro erano lì per controllare che nessuno li staccasse". In seguito avrebbero chiamato la DIGOS e avrebbero chiesto a Carlo di mostrare i suoi documenti – "che sono stati fotografati" – e di fornire loro il suo numero di telefono. Carlo avrebbe espresso le sue perplessità circa la legalità dell'operazione effettuata dal gruppo di militanti di estrema destra: "sto strappando manifesti nazi-fascisti, per giunta attaccati sulla facciata di una proprietà privata senza nessuno spazio dedicato ad affissioni", ma loro avrebbero risposto nuovamente che erano stati autorizzati e che staccandoli "avrei impedito a queste persone di manifestare".

Il giorno seguente anche un altro condomino del suo palazzo gli avrebbe riferito di avere avuto un confronto simile con gli agenti che si trovavano all'ingresso del loro palazzo. Carlo vive in Via Paladini dal 2021 e ogni anno, in questi giorni, la strada di casa sua viene completamente invasa fino a tarda notte: "sinceramente dopo la conversazione con la polizia, che pensavo fosse lì per evitare disordini e non per impedire alla gente di staccare i manifesti, mi sento anche in pericolo a uscire di casa. Noi che abitiamo qui non possiamo fare niente, siamo vittime di questa cosa".