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Assolto il compagno di Carlotta Benusiglio, l’avvocato della famiglia: “Per noi resta omicidio volontario”

La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha assolto in secondo grado di giudizio Marco Venturi, a processo per la morte della Carlotta Benusiglio. La stilista era stata trovata impiccata a un albero nel maggio 2016. Contattato da Fanpage.it, il legale della famiglia della vittima ha annunciato che ricorrerà in Cassazione: “Rimaniamo convinti dell’omicidio volontario”, ha dichiarato.
A cura di Giorgia Venturini
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Carlotta Benusiglio
Carlotta Benusiglio

Si è suicidata Carlotta Benusiglio. Per la Corte d'Assise d'Appello di Milano non ci sono più dubbi: la notte del 31 maggio 2016 Carlotta Benusiglio quando è morta era sola, l'ex compagno Marco Venturi si era già allontanato. La ragazza, una stilista di Milano, è stata trovata morta impiccata a un albero di piazza Napoli nel capoluogo lombardo. I giudici di secondo grado hanno assolto l'imputato ribaltando la sentenza di condanna a sei anni di carcere. Sia nel primo che nel secondo grado la pm Francesca Crupi aveva chiesto una pena di 30 anni, mentre la difesa, rappresentata dagli avvocati Andrea Belotti e Veronica Rasoli, aveva sempre ribadito l'innocenza del suo assistito. Durante questi anni di indagini Marco Venturi è sempre stato un uomo libero: il Tribunale di Riesame aveva per tre volte respinto la richiesta di carcerazione precisando ogni volta che le prove raccolte confermerebbero più un suicidio che un omicidio.

I dubbi sul suicidio di Carlotta Benusiglio

Il processo di primo grado con rito abbreviato si era concentrato soprattutto sul video delle telecamere in zona piazza Napoli che avrebbero ripreso Carlotta quella notte. I dubbi si sono concentrati su un'ombra che si vede comparire e scomparire: i legali della famiglia di Carlotta hanno sempre sostenuto che quell'ombra poteva appartenere a una persona e hanno chiesto di accertarsi se fosse proprio Venturi, mentre la difesa aveva dichiarato che si trattava di un artefatto, ovvero un semplice gioco di luci e ombre dovuto alla deformazione dell'immagine. Così il giudice per l'udienza preliminare aveva disposto una perizia: l'ingegnere Massimo Giuliani, dopo due mesi di analisi, aveva confermato la tesi della difesa.

I maltrattamenti confermati dalla famiglia di Carlotta

In aula la pm Crupi ha supportato la tesi che l'omicidio sarebbe stato l'ultimo capitolo di una serie di atti persecutori iniziati nel settembre del 2014 e finiti in tragedia del maggio 2016: Venturi secondo l'accusa, confermata anche dalla famiglia di Carlotta, negli anni aveva maltrattato la compagna tanto che nel 2015 le aveva causato anche un trauma cranico. Più volte la stilista infatti era stata visitata in ospedale dopo una lite con il compagno. "Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte; l'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava", aveva riportato la Procura nelle sue carte.

Per la famiglia di Carlotta una condanna avrebbe voluto dire riportare dignità alla vittima: "Tutto ciò non la riporterà qui con noi, ma ottenere giustizia potrà essere il primo passo per poter elaborare ciò che è successo e poter quindi tornare a vivere", aveva precisato al sorella Giorgia Benusiglio durante il processo di primo grado.

L'avvocato della famiglia Benusiglio a Fanpage.it

Contattato da Fanpage.it, Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Benusiglio, si è detto "rammaricato" per la decisione della corte. "Attendiamo le motivazioni della sentenza ma diamo per scontato che faremo ricorso in Cassazione come parte civile", ha dichiarato.

Anche la sentenza di primo grado, che aveva condannato l'imputato per "morte come conseguenza di altro reato", era stata contestata ma la famiglia non aveva presentato ricorso. "Non eravamo soddisfatti ma non avevamo presentato ricorso perché c'era comunque una condanna". Ora i parenti della vittima intendono chiedere un nuovo grado di giudizio: "Rimaniamo convinti dell'omicidio volontario – spiega Tizzoni – andremo sicuramente in Cassazione".

Tra le accuse presentate dalla famiglia c'erano quelle di maltrattamenti e stalking, presentate con referti medici: "Dalla lettura sembra restino in piedi soltanto le ipotesi di lesioni – dichiara l'avvocato – e non lo stalking. Questo ci ha stupito perché anche il tribunale del riesame e il gip, che non aveva concesso la misura cautelare sull'omicidio, avevano riconosciuto il reato di stalking".

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