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Assolto da femminicidio, tribunale: “Delirio di gelosia è malattia”. Bonafede dispone accertamenti

Il tribunale di Brescia in una nota ha risposto alle polemiche sulla sentenza di assoluzione di Antonio Gozzini, l’uomo di 80 anni che ha ucciso a coltellate la moglie Cristina Maioli. Il “delirio di gelosia” è una patologia che provoca “una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità” e deve essere distinta dal movente passionale, spiegano i giudici. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha demandato all’Ispettorato accertamenti sul caso.
A cura di Simone Gorla
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Foto di repertorio
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Il "delirio di gelosia" è una patologia che provoca "una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità" e deve essere distinta dal movente passionale di gelosia di un delitto. È quanto afferma in una nota il tribunale di Brescia, rispondendo così alle polemiche sulla sentenza di assoluzione di Antonio Gozzini, l'uomo di 80 anni che un anno fa ha ucciso la moglie Cristina Maioli nel sonno accoltellandola, è stato assolto dalla Corte d'Assise. Dopo le critiche alla decisione dei giudici, già il difensore dell'imputato, l'avvocato Jacopo Barzellotti , aveva spiegato: "Non stiamo parlando della gelosia come sentimento, ma di una malattia mentale".

Intanto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha demandato all'Ispettorato accertamenti sul caso.

Il chiarimento del tribunale: Delirio di gelosia è una malattia, diverso da movente passionale

Lo stesso concetto è stato ribadito dal Tribunale: "Appare necessario anche ai fini di una corretta informazione, in attesa della stesura della motivazione della sentenza, tenere doverosamente distinti i profili del movente di gelosia, dal delirio di gelosia, quale situazione patologica da cui consegue una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità che esclude, in ragione elementare principio di civiltà giuridica, l'imputabilità" si legge nella nota con cui il tribunale ha voluto chiarire il quadro che ha portato alla sentenza, in attesa della pubblicazione delle motivazioni.

Consulenti di accusa e difesa concordi su incapacità di intendere e volere

Il tribunale ricorda poi il movente di gelosia è "ben noto alla corte assise di Brescia che proprio in ragione di tale concezione distorta del rapporto di coppia nel recente passato ha irrogato in due occasioni la pena dell'ergastolo". Per quanto riguarda l'assoluzione di Gozzini, "nel corso delle indagini preliminari i consulenti del pubblico ministero e della difesa hanno concluso concordemente, sostenendo che la patologia delirante di cui era ed è tuttora portatore Gozzini escludeva ed esclude in radice la capacità di intendere e volere con specifico riferimento al fatto commesso".

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