Assolta dall’accusa di essere una furbetta del cartellino: “Chiederò al Comune 215mila euro di danni”
Marianna Soggetti è una dipendente dal 2009 del Comune di Villongo (Bergamo). Per un periodo è stata sospesa perché era indagata per truffa: era stata accusata di essersi auto assegnata ore e ore di straordinari. Il 19 maggio 2021 è stata assolta con formula piena. La donna ha però deciso di rivolgersi al tribunale del Lavoro per chiedere 215mila euro di risarcimento danni al suo Comune. A raccontare la sua storia è stato il quotidiano Il Corriere della Sera.
All'epoca dei fatti era stata etichettata come "furbetta del cartellino". Ha ammesso che il rientro in ufficio "è stato uno dei momenti più belli della mia vita" perché ha potuto "guardare negli occhi tutti quelli che mi avevano accusata ingiustamente". All'epoca però è stato un incubo: "Delle settimane successive ho solo l’immagine di me sul balcone di casa che guardo di sotto. Quello che era capitato continuava a girarmi nella testa, mi martellava, mi picchiava il cervello e non vedevo altro, nemmeno i miei bambini. Io avevo 540 ore di straordinario, i miei figli li hanno cresciuti i miei genitori, amavo il mio lavoro".
Soggetti avrebbe subito anche un demansionamento nell'arco temporale tra il blitz della Guardia di Finanza e il rinvio a giudizio: da responsabile dell'area finanziaria è diventata segretaria: "Mi affidarono giusto la gestione della posta. Chiedevo ai colleghi di darmi qualsiasi cosa da fare, loro mi allungavano qualche compito di nascosto per non essere ripresi". Proprio per questo, in primo grado, la giudice del tribunale del Lavoro Monica Bertoncini le ha riconosciuto 18mila euro. A maggio inizierà il processo in Appello.
Per la donna, è stata anche vittima di mobbing considerato che le è stato cambiato l'orario della pausa pranzo: "Non più dalle 13 alle 14, come tutti gli altri, ma dalle 14 alle 15, da sola, quando i locali chiudevano". Inoltre accusa di aver subito un danno d'immagine e di reputazione per la risonanza generata. Per ls giudice di primo grado, però non c'è alcuna prova che il Comune fosse responsabile di questo. Mancherebbe infatti l'intento persecutorio "fino a se stesso" che caratterizza il mobbing.
Soggetti però non si arrende anche perché "persi un bimbo che aspettavo subito dopo l'udienza preliminare. Sono stata giudicata innocente, ma chi mi ripagherà di tutto questo?".