Arrestato “Pantani”, lo spacciatore in bici che porta la droga a domicilio: la banda criminale a Trezzo sull’Adda
Lo chiamavano "Pantani", come il campione delle due ruote. È il pusher in bicicletta arrestato in questi giorni a Trezzo sull'Adda nell'ambito di un'operazione antidroga dei carabinieri della compagnia di Pioltello che, con la coordinazione della direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno recentemente sgominato una vera e propria banda criminale che gestiva lo spaccio di sostanze stupefacenti tra Bergamo e Milano.
Sono stati in totale nove gli arresti, di cui sei persone in carcere, altri due ai domiciliari e un ultimo soggetto destinato alla misura dell'obbligo di dimora. Per loro, tutti di nazionalità albanese (ad eccezione di una 32enne di nazionalità italiana, fidanzata dell'uomo al vertice del gruppo) e di età compresa tra i 29 e i 43 anni, le accuse a vario titolo sono di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione illecita di sostanze stupefacenti e porto illegale di armi in luogo pubblico.
La denuncia dei cittadini di Trezzo sull'Adda sui cartelli in strada: "Qui si spaccia"
Le indagini dei militari di Pioltello sono partite dalle segnalazioni di alcuni cittadini esasperati, che avevano tappezzato il centro di Trezzo sull'Adda con dei manifesti. Vere e proprie denunce: "Qui si spaccia". Da qui ha avuto inizio così l'operazione "Riders", che ha coinvolto oltre una cinquantina di militari, insieme a unità cinofile ed elicotteri per far emergere quello che era un business da capogiro: secondo quanto emerso la banda avrebbe venduto circa 50 dosi al giorno, per un guadagno quotidiano di 2mila euro quotidiani. Ovvero 60mila euro al mese, per oltre 700mila euro all'anno.
Il business criminale da 700mila euro all'anno
A far girare gli affari, soprattutto la cocaina. Che nei messaggi diventava "birra", "caffè", addirittura "benzina". Punto di partenza dello spaccio: un appartamento di Trezzo sull'Adda, luogo di arrivo dei rifornimenti di cocaina e il punto di partenza per i "cavallini". Come in una sorta di fabbrica, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la giornata era divisa in tre turni di lavoro: dal mattino alle 20 le consegne erano affidate sempre a "Pantani", che recapitava la droga direttamente a casa dei clienti sulle due ruote; la notte, invece, toccava al capo alla compagna.