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Arrestato il rapper Baby Gang, l’avvocato a Fanpage.it: “Trattato come nemico pubblico numero uno”

“Che venga trattato come nemico pubblico numero uno francamente è qualcosa che non trova la sua logica”: a dirlo a Fanpage.it è l’avvocato del rapper Baby Gang, Niccolò Vecchioni. Il 20enne è stato arrestato con l’accusa di rapina. Per gli stessi episodi è stato posto agli arresti domiciliari anche il rapper Neima Ezza.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Sicuramente c'è un'attenzione particolare al mondo in generale dei giovani cantanti rap e in particolare al circuito del mio assistito e alla persona di Baby Gang perché diciamo che il suo curriculum giudiziario non giustifica tutte queste attenzioni e rende queste richieste non assolutamente proporzionate": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato Niccolò Vecchioni, legale di Zaccaria Mohub in arte "Baby Gang" rapper 20enne che è stato arrestato perché ritenuto responsabile di alcune rapine avvenute tra Milano e Vigliate, comune dell'hinterland milanese. Con lui sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari sia un ragazzo di 18 anni che un altro rapper, Neima Ezza. 

Baby Gang e Neima Ezza
Baby Gang e Neima Ezza

Il legale: Anomalia nella ricostruzione dell'accusa

Stando a quanto spiegato dall'avvocato a Fanpage.it, il fatto contestato era già contemplato tra quelli al vaglio del Tribunale che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di applicazione della sorveglianza speciale: "Sostanzialmente è un fatto che anche noi, come difesa, già conoscevamo. Sapevamo che c'era una indagine in corso. La misura cautelare certamente rappresenta comunque qualcosa di inatteso". A lasciare stupiti è sicuramente l'idea che, qualora i fatti contestati fossero accertati, un rapper abbia necessità di commettere delle rapine per guadagnarsi da vivere. A tal proposito l'avvocato spiega a Fanpage.it che Baby Gang è un "rapper, un professionista e ha dei contratti con case discografiche. Il movente economico è incompatibile con quelle che sono le sue condizioni di vita attuali, sarebbero tutti fatti commessi dopo che il mio assistito ha sottoscritto questi contratti lautamente compensati per la sua attività da musicista. Questo è sicuramente un elemento di forte anomalia nella ricostruzione dell'accusa".

La richiesta di sorveglianza speciale

Baby Gang sta sicuramente collezionando un gran numero di precedenti: oltre alla richiesta di sorveglianza speciale richiesta dalla Questura di Sondrio perché ritenuto un soggetto "socialmente pericoloso" sono numerosi i Daspo emessi nei confronti del rapper e le denunce per diffamazione e violazione della proprietà intellettuale, istigazione a delinquere, porto abusivo di armi, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze armate, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale: "Sicuramente c'è un'attenzione particolare al mondo dei giovani cantanti rap – spiega Vecchioni a Fanpage.it – e in particolare al circuito del mio assistito e alla persona di Baby Gang. Il suo curriculum giudiziario non giustifica tutte queste attenzioni e rende queste richieste non assolutamente proporzionate: è un ragazzo che ha due precedenti per due reati commessi da minorenne, uno dei quali estinto per messa alla prova concluso positivamente".

Per l'avvocato Vecchioni, nei confronti del suo assistito sussiste una sorta di pregiudizio: "Che venga trattato come nemico pubblico numero uno francamente è qualcosa che non trova la sua logica rispetto a quello che sono solitamente le persone destinatarie di una sorveglianza speciale che si applica a persone che hanno un coefficiente di pericolosità sociale molto alti". Per il legale probabilmente il pregiudizio nasce dal messaggio che il rapper manda attraverso la sua musica: "C'è un pregiudizio rispetto a una certa attitudine contestatrice dell'artista. Questo messaggio che lui manda attraverso la sua musica, non piace alle Istituzioni. C'è una grossa enfatizzazione di quello che è il messaggio dei suoi testi. Spesso viene travisato. Questa poetica del gangsta rapper in America è ampiamente metabolizzato dalla società qui da noi si pensa che possa esserci effettivamente una base di verità nell'esibizione di armi che sono sceniche o nella narrazione di gesti criminali che in realtà non sussistono nei fatti". Spetterà adesso all'Autorità giudiziaria capire la linea di confine tra realtà e finzione.

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