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Arrestato il boss Vincenzo Cesarano: era già ai domiciliari nel Bresciano

Per il boss Vincenzo Cesarano di 62 anni sono scattate le manette nell’ambito della maxi-operazione dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.
A cura di Giorgia Venturini
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Il boss Vincenzo Cesarano di 62 anni si trovava ospite da alcuni parenti a Gottolengo, in provincia di Brescia, quando per lui sono scattate le manette nell'ambito della maxi-operazione dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. A Gottolengo si trovava ai domiciliari per una precedente condanna, ma per lui ora si sono aperte le porte del carcere perché ritenuto dalle ultime indagini uno degli esponenti di spicco dell'organizzazione criminale di stampo mafioso.

Il ruolo di Vincenzo Cesarano

Secondo le indagini il boss Cesarano, conosciuto nell'organizzazione criminale "O Mussone" all'interno della cosca omonima ha avuto un ruolo fondamentale di carattere organizzativo e direttivo. Era lui a gestire gli affari economici del clan, così come gestiva le strategie interne dell'organizzazione per i reati di estorsione , traffico di sostanze stupefacenti e detenzione di armi e finalizzata all’acquisizione del controllo delle attività illecite e lecite di Castellammare di Stabia, Pompei e zone limitrofe. Ad aiutarlo in tutto questo erano anche i suoi fedelissimi Giovanni Cafiero e Luigi Belviso. Anche per loro si sono aperte le porte del carcere.

"Luigi Belviso – spiegano i carabinieri in una nota – oltre a promuovere specifici reati fine e ad intrattenere rapporti con esponenti di altri sodalizi dell’area napoletana, nel 2021 avrebbe tentato invano di separarsi da Vincenzo Cesarano e di assumere la guida del clan, in forza dell’avallo dei boss fondatori, acquisito per il tramite di Giovanni Cafiero".

Arrestate 18 persone dai carabinieri

In tutto l'operazione di carabinieri ha portato all'arresto di 18 persone nelle province di Castellammare di Stabia (Napoli), Pompei (Napoli) e nelle province di Brescia e di Pisa. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione armata di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto illegale di arma clandestina aggravato dal metodo mafioso, rapina aggravata dal metodo mafioso, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

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