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Arrestati due fratelli bergamaschi per frode fiscale: in un caveau in cantina nascondevano contanti e oro

Due fratelli imprenditori bergamaschi sono stati arrestati per frode fiscale e auto-riciclaggio. Nella cantina di uno di loro è stato trovato un caveau con all’interno contanti e oggetti di lusso. Sequestrati beni da 80 milioni di euro.
A cura di Enrico Spaccini
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Due fratelli imprenditori bergamaschi sono stati arrestati dai finanzieri del Comando provinciale della guardia di finanza di Milano con l'accusa di frode fiscale e auto-riciclaggio. Per loro il gip ha disposto la custodia in carcere, anche se uno dei due è ancora latitante negli Emirati Arabi.

Secondo la Procura milanese, i fratelli avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti e, attraverso un sistema di società sparse in Europa e, appunto, negli Emirati, riuscivano a reimpiegare quel denaro nelle proprie attività commerciali italiane. Il giudice ha disposto nei loro confronti anche un sequestro preventivo da oltre 80 milioni di euro e gli arresti domiciliari per un loro collaboratore siciliano.

Il caveau in cantina

Nel giugno dello scorso anno gli agenti del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno perquisito la villa di uno dei due fratelli bergamaschi. Dietro una parete della cantina, fatta di pannelli di legno, è stato trovato un caveau protetto da una porta blindata con tanto di codice d'accesso.

Una volta dentro, i finanzieri hanno trovato oltre 2 milioni e 500 mila euro in contanti, 40 orologi di varie marche di lusso, diamanti, gioielli, lingotti, più di 2.600 monete d'oro e d'argento per un valore di 5 milioni di euro. Di tutti quei beni, l'indagato non era riuscito a fornire una giustificazione plausibile.

Le operazioni illecite

A scoprire da dove provenissero quei beni ci hanno pensato gli investigatori. È stato ricostruito un giro di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e indebite compensazioni d'imposta. Il tutto messo in atto sfruttando numerose società amministrate di fatto dagli stessi indagati.

Le somme provenienti dalle fatture illecite venivano canalizzate su conti correnti off-shore. Dopodiché i fratelli bergamaschi reimpiegavano il denaro nelle proprie attività commerciali in Italia e all'estero destinandole anche all'acquisto di beni di lusso come quelli trovati nel caveau.

In questo giro di operazioni illecite, comunque, sarebbero coinvolti anche altri imprenditori che accettavano le irregolarità in cambio di benefici anche ridotti.

Gli 80 milioni di euro

Si è scoperto anche che uno degli indagati aveva reimpiegato oltre 80 milioni di euro "nello sviluppo di un progetto industriale volto alla realizzazione di macchinari per la produzione di capsule del caffè", si legge in una nota.

Non solo, quel denaro è stato usato anche per "l'acquisto della proprietà di una villa in Svizzera, del valore stimato di oltre 2 milioni e mezzo di euro, utilizzata dallo stesso come abitazione privata" e anche per effettuare "investimenti in società operanti nel settore energetico al medesimo riconducibili, direttamente o indirettamente".

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