Ansia, solitudine e danni psicologici: così il lockdown ha influito sulla salute degli anziani
Ancora una volta a pagare il prezzo più altro sembrano essere proprio loro, gli anziani. La pandemia ha cambiato per sempre intere generazioni di persone che si sono trovate e combattere più degli altri un nemico infido come il Coronavirus: la maggior parte dei morti è stata registrata proprio nella fascia d'età più alta della popolazione italiana che ora deve fare i conti con un altro tema che riguarda la salute psicologica. Secondo quanto denunciato infatti da Spi Cgil Lombardia che ha messo in atto uno studio sul tema, il 30 per cento degli anziani ha subito un peggioramento del proprio stato psicologico rispetto al periodo precedente al lockdown. Si tratta di dati, estrapolati grazie a un lavoro congiunto effettuato con l'Istituto Mario Negri che fanno riferimento alla sola regione Lombardia.
Il 30 per cento degli anziani lombardi ha subito un peggioramento delle condizioni psicologiche
Lo studio si è interrogato su diversi fattori che hanno inciso sulle condizioni fisiche, psicologiche e di salute degli anziani – si legge nella nota inviata da Cgil che ha presentato i dati durante il convegno in diretta Facebook "Ci dicevano ‘Andrà tutto bene'": quella degli anziani è di fatto una delle categorie più colpite dal periodo del lockdown e sono diversi gli elementi che hanno portato a un peggioramento dello stato psicologico dei più anziani, dall'impossibilità di vedere i familiari alle lunghe giornate in solitudine, oltre che all'ansia e alla paura di fronte a un'emergenza sanitaria sempre più crescente.
La salute pubblica continua a non tutelare gli anziani
Valerio Zanolla, segretario generale Spi CGIL Lombardia, solo qualche giorno fa ha denunciato a Fanpage.it una situazione ancora piuttosto preoccupante all'interno delle Rsa della Lombardia dove i temi sembrano essere gli stessi di marzo: i tamponi non vengono effettuati, il personale infermieristico non è sufficiente a coprire le esigenze dei pazienti e l'organizzazione delle strutture spesso non è all'altezza delle rette pagate dai famigliari. "La sanità continua a non essere all'altezza delle esigenze degli anziani", le parole di Zanolla che è intervenuto anche sulla proposta di lasciare gli anziani a casa. "Rinchiudere le persone a casa loro non significa proteggerle, anche perché potrebbero comunque avere contatti con famigliari. E se si ammalano gli anziani ormai sappiamo che rischiano la morte ma se si ammalano i giovani non sappiamo cosa succederà – ha concluso – tutti hanno un solo obiettivo, che la economia riparta come prima, ma non è così. Ora curiamo qualcuno e poi torniamo a fare quello che facevamo prima, invece bisogna ripensare il sistema sanitario.