Anna Giugliano morta a 28 anni dopo un intervento per dimagrire, si indaga ancora per omicidio colposo
Si deve indagare ancora sulla morte di Anna Giugliano. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta avanzata dalla famiglia della 28enne deceduta il 21 marzo del 2023 nell'istituto clinico Humanitas di Rozzano (nella Città Metropolitana di Milano). Meno di due settimane prima, Giugliano si era sottoposta in quella stessa clinica a un intervento chirurgico per la riduzione del peso. Ora la Procura ha tre mesi di tempo per sentire altri testimoni e per analizzare il cellulare della 28enne per avere un quadro dello stato di salute della ragazza tra il giorno dell'operazione e quello del decesso.
L'intervento in clinica e il decesso di Anna Giugliano
L'8 marzo 2023 Giugliano si era sottoposta a un intervento nella clinica di Rozzano che, attraverso la chirurgia bariatrica, le avrebbe ridotto il peso. Dieci giorni dopo, il 19 marzo, la 28enne è tornata in quello stesso istituto lamentando fortissimi dolori alla pancia e febbre alta: aveva una setticemia tanto diffusa che tre interventi non sono stati sufficienti a salvarla. Dopo due giorni di ricovero, Giugliano è deceduta.
Stando a quanto emerso durante l'autopsia, i punti di sutura che erano stati posizionati nello stomaco della ragazza avevano ceduto. Questo ha provocato l'infezione interna che l'ha portata alla morte. La Procura di Milano aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo nel quale risultava indagato il medico che l'aveva operata e il collega che aveva seguito il post intervento.
L'opposizione all'archiviazione e le nuove indagini
Lo scorso aprile la pm Valentina Mondovì ha chiesto l'archiviazione del caso. Secondo la magistrata, "gli esiti della indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna degli indagati, né si ravvisano i presupposti per dare corso a ulteriori accertamenti". I consulenti della Procura, infatti, avrebbero accertato che l'operazione era stata eseguita secondo le linee guida e con le giuste modalità tecniche e la 28enne era stata dimessa in condizioni "stabili". Tutto quello che le sarebbe accaduto dopo, "non era prevedibile".
La famiglia Giugliano, però, si è opposta alla richiesta sostenendo, in particolare, che la 28enne non era stata seguita nel modo corretto nel post operazione. Il gip. di Milano ha deciso, quindi, di dare altri tre mesi di tempo alla Procura per sentire un'operatrice dell'Humanitas, la madre e la sorella della 28enne e per fare una serie di analisi sul suo cellulare.
L'obiettivo dei nuovi accertamenti sarà capire quali informazioni erano state date a Giugliano in merito alle possibili complicazioni nella fase postoperatoria. Inoltre, si dovrà capire quando i due medici indagati erano stati messi al corrente dei dolori accusati dalla 28enne e che lei già annotava dal 15 marzo su alcuni fogli.