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Anila Ruci accoltellata nel Pavese, in casa c’erano tracce solo di lei e del 32enne accusato di omicidio

Anila Ruci è stata uccisa il 19 aprile 2023 in casa sua a Scaldasole (Pavia). Il suo convivente, Osman Bylyku, sostiene che uno sconosciuto abbia aggredito entrambi, ma sulla scena del crimine c’erano tracce solo di loro due.
A cura di Enrico Spaccini
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Le tracce biologiche trovate all'interno dell'appartamento di Scaldasole (in provincia di Pavia) appartengono solo ad Anila Ruci e Osman Bylyku. È quanto hanno riferito nell'aula della Corte d'Assise i tre carabinieri del Ris di Parma ascoltati come testimoni durante il processo a carico del 32enne accusato dell'omicidio della 38enne, avvenuto il 19 aprile del 2023. Bylyku ribadisce la propria innocenza sostenendo che uno sconosciuto abbia aggredito entrambi e ucciso la donna che presentava come sua sorella (in realtà non erano parenti), ma tra le tracce biologiche non ce ne sarebbe nessuna che appartenga a una terza persona.

La morte di Ruci e il ritrovamento del cadavere

A chiamare i soccorsi era stato lo stesso Bylyku. In un primo momento, il 32enne si era presentato al bar del paese dicendo che uno sconosciuto aveva aggredito lui e sua sorella nel loro appartamento di via Piave, dove vivevano da meno di un anno, poi aveva chiamato il 112.  All'arrivo dei carabinieri, Bylyku era ancora sporco di sangue e aveva alcune ferite. Ruci, invece, era distesa sul divano e il suo corpo ormai senza vita era ricoperto di sangue.

Il medico legale che ha eseguito l'autopsia, Marco Ballardini, ha riferito in aula che Ruci è stata uccisa con un'arma da taglio che l'ha colpita all'altezza del collo. Sul corpo della 38enne, di origine albanese, c'erano anche alcune ecchimosi che, secondo il dottore, sarebbero "compatibili con una colluttazione precedente all’uccisione". Infine, il decesso della ragazza sarebbe sopraggiunto almeno 14 ore prima del ritrovamento del cadavere.

"La porta di casa era chiusa"

Durante il processo, di fronte alla Corte d'Assise presieduta da Elena Stoppini, hanno parlato anche tre carabinieri del Ris di Parma che si sono occupati degli esami tecnici sui reperti prelevati dalla scena del crimine. Il luogotenente, che ha effettuato anche i sopralluoghi, ha riferito che "gli schizzi di sangue erano compatibili con una scena del crimine avvenuta con la porta d’accesso alla casa chiusa". Elemento che farebbe vacillare la ricostruzione fornita da Bylyku, secondo il quale uno sconosciuto sarebbe entrato in casa e li avrebbe aggrediti.

Un altro militare, poi, ha dichiarato che nell'appartamento sono state trovate "tracce biologiche solo della vittima e dell’imputato, non di altre persone esterne". Bylyku, attraverso i suoi legali, continua a sostenere di essere anche lui vittima dell'aggressione che ha portato alla morte di Ruci. Il processo riprenderà il 25 ottobre e la parola passerà alla difesa.

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