Andrea Beretta e l’ambulante campano picchiato fuori da San Siro: “Non ci fu discriminazione”
L'aggressione non sarebbe "sorta per ragioni discriminatorie”, ma “per l'attività” che la vittima stava svolgendo, ossia vendere abusivamente “biglietti falsi”, a detta dell'imputato, o forse, stando ad alcuni testimoni, gadget come “cartoline e braccialetti”.
Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a un anno (poi convertita in una multa di quasi 4mila euro) per Andrea Beretta, storico leader della curva Nord interista ora in carcere per l'omicidio del rampollo di ‘ndrangheta Antonio Bellocco, avvenuto a Cernusco sul Naviglio (Milano) nella mattinata del 4 settembre scorso.
Nel luglio del 2022 il capo ultrà nerazzurro, prima della partita di Champions League Inter-Liverpool, aveva aggredito un venditore ambulante di origini campane all'esterno dello stadio di San Siro a Milano, rompendogli una gamba a calci e sottraendogli la bomboletta spray per l'asma. "Qui i napoletani non li vogliamo", erano state le parole del 49enne, al vertice del tifo organizzato milanese dopo la morte del pluripregiudicato Vittorio Boiocchi. Nel 2015 era già stato condannato per un’altra aggressione “con finalità di discriminazione e odio etnico, nazionale e razziale”.
La giudice, nelle motivazioni della condanna, ha escluso però l'aggravante della discriminazione e dell'odio razziale che veniva contestata dalla procura di Milano, pur sottolineando come la reazione di Andrea Beretta sia in fondo stata "del tutto sproporzionata" anche "aderendo alla versione dell'imputato, secondo cui egli avrebbe agito come reazione ad una risposta maleducata ricevuta dalla persona offesa e dalla sua ‘cricca'". Da qui l'aggravante dei futili motivi. Inoltre, il leader interista era in quel momento in affidamento in prova ai servizi sociali. Il Tribunale ha concesso le attenuanti al capo ultrà per il "positivo comportamento processuale", tra cui parziali ammissioni, e anche per il risarcimento del danno alla vittima.