Andrea Beretta ai pm: “Il clan di Antonio Bellocco voleva drogarmi, spararmi e sotterrare il mio corpo”
Andrea Beretta sarebbe stato minacciato, attraverso "concrete intimidazioni", dal clan Bellocco lo scorso luglio. Lo ha dichiarato lo stesso 49enne durante uno dei colloqui con gli investigatori che stanno indagando sull'omicidio di Antonio Bellocco, il 36enne ucciso lo scorso 4 settembre a Cernusco sul Naviglio (comune nella Città Metropolitana di Milano) proprio da Beretta. Dietro la morte di Bellocco, infatti, sembrerebbe esserci un giro d'affari che riguardava diversi esponenti del tifo organizzato interista (di cui 19 sono stati arrestati nei giorni scorsi e altri risultano ancora indagati) che prevedeva richieste di pizzo e creste varie sulla vendita di biglietti delle partite, merchandising e anche traffico di droga.
L'omicidio di Bellocco e il rapporto con Beretta
Beretta era stato arrestato poco dopo l'omicidio di Bellocco e aveva una gamba ferita da un colpo di pistola. Il 49enne, ormai ex capo ultrà della Curva Nord dell'Inter, ha subito dichiarato di aver accoltellato il 36enne per difesa. L'omicidio si era consumato nel parcheggio di una palestra di Cernusco, dove i due si erano parlati all'interno dell'auto di Bellocco. Stando a quanto riportato da lui stesso, Beretta avrebbe agito perché temeva da giorni un'aggressione da parte del clan di cui il 36enne faceva parte.
Bellocco, infatti, era l'erede dell'omonimo clan della ‘ndrangheta di Rosarno (in provincia di Reggio Calabria). Come ha spiegato Beretta, il 36enne sarebbe entrato nel direttivo della Curva Nord dell'Inter in seguito all'omicidio dello storico capo ultrà Vittorio Boiocchi, ucciso nel 2022, di cui ancora non sono stati individuati i responsabili. Il 49enne aveva in mano la gestione del merchandising e la vendita dei biglietti delle partite, ma Bellocco si sarebbe lamentato che da quel mercato otteneva solo le "briciole".
L'incontro alla casa di Bellocco e le "intimidazioni"
L'integrazione datata 16 settembre, e firmata dai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra, spiega che Beretta aveva rivelato "di essere stato a conoscenza di un ‘piano omicidiario‘" per farlo fuori. Questo "piano", avrebbe dovuto essere messo in atto dopo che lo stesso 49enne "era stato convocato, tra giugno e luglio, a casa di Bellocco". Là, all'interno dei box, Beretta aveva incontrato "due emissari" della famiglia Bellocco, "di cui uno presentato come un latitante, che gli avevano rivolto direttamente concrete intimidazioni" in merito al merchandising.
Il piano consisteva nell'attirare Beretta in una trappola e, dopo averlo stordito con un sonnifero, gli avrebbero sparato e infine avrebbero sotterrato il corpo. Si hanno filmati di uno di questi incontri, che si è tenuto il 23 luglio scorso a Pioltello (nel Milanese), che hanno inquadrato oltre Beretta e Bellocco, anche Daniele D'Alessandro, Salvatore Paolillo e Domenico Sità. Secondo i pm, Paolillo sarebbe "persona di fiducia" di Giuseppe Fabrizio, "suocero" di Antonio Bellocco. Sità, invece, "è stato controllato diverse volte in compagnia di Berto Bellocco", fratello di Antonio.
Sarebbe stato proprio a causa di questi incontri, "e dopo aver subito tali intimidazioni e più tentativi di essere portato in un luogo dove sarebbe poi stato ucciso", che Beretta si sarebbe munito di una pistola che poi avrebbe sempre portato con sé. Da quell'arma, è partito poi il colpo che lo ha ferito alla gamba il 4 settembre scorso, quando poi il 49enne ha accoltellato a morte Bellocco.