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Anche un cremonese sull’aereo che si è schiantato a Mogadiscio

Alessandro Gerevini, residente a Cremona, era a bordo dell’aereo che si è spezzato in due durante un atterraggio di emergenza a Mogadiscio lo scorso martedì 11 luglio. Nessuno dei 34 passeggeri ha riportato gravi conseguenze, lui ne è uscito illeso.
A cura di Enrico Spaccini
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C'era anche un cremonese a bordo dell'aereo che martedì pomeriggio, 11 luglio, è stato costretto a un atterraggio di emergenza a causa di un malfunzionamento finendo a terra spezzato in due. Si trattava di un volo interno tra Garowe e Mogadiscio in Somalia e trasportava 34 persone. Nessuno è morto, molti sono rimasti feriti. Alessandro Gerevini, il cremonese, ne è uscito illeso.

L'incidente a Mogadiscio

Era già in volo quando l'aereo ha iniziato a riscontrare alcuni problemi tecnici. Questi avevano provocato una perdita di energia al velivolo, costringendolo quindi ad atterrare il prima possibile. L'aeroporto più vicino era quello internazionale Aden Adde, a Mogadiscio.

Le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza mostrano l'aereo che impatta a terra e prosegue la corsa. "Per quanto incredibile possa sembrare, io ero tra i passeggeri e ne sono miracolosamente uscito illeso", ha raccontato Gerevini. Le sue parole sono riportate da La Provincia di Cremona e raccontano gli attimi di paura vissuti dai 34 passeggeri.

Il racconto dell'atterraggio

"Abbiamo fatto un testacoda prima di urtare le barriere di contenimento, è solo un miracolo che l'aereo non abbia preso fuoco", ha ricordato Gerevini che ora cerca di capire come abbia fatto a mantenere l'autocontrollo in una situazione di quel tipo. "Ad un certo punto la mia unica preoccupazione era quella di ritrovare gli occhiali", racconta il cremonese, "e poi i documenti nel mio zaino, perché essere in Somalia senza documenti non è raccomandabile".

Alla fine, l'aereo della compagnia Halla Airlines si è fermato e si è spezzato in due. Non sono state registrate lesioni gravi tra i passeggeri. Alcuni di loro, però, sono stati trasferiti in un centro medico. Per Gerevini, non c'è stato bisogno: "Essendo legato per bene non ho subito contraccolpi pesanti, anche se ora mi sento come uno che ha preso un sacco di botte".

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