Anche con la Porsche in garage o in carcere, percepivano il reddito di cittadinanza: 43 indagati
In carcere, con la Porsche parcheggiata in garage o ancora con una condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso: sono 43 le persone che, in questi giorni, hanno ricevuto l'avviso di conclusione di indagine per l'inchiesta relativa a una truffa ai danni dello Stato perpetrata ottenendo indebitamente il Reddito di cittadinanza. In base alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza avrebbero causato un danno di circa cinquecentomila euro. Avrebbero infatti percepito assegni che vanno tra i cinquecento e gli ottocento euro mensili.
Le indagini partite da due persone condannate per mafia
Inizialmente l'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Donato Greco, era partita dall'approfondimento delle posizioni fiscali di due persone condannate per mafia e che si trovano in carcere in provincia di Brescia. Da questa analisi, è emerso che i due percepivano il reddito di cittadinanza. Da quel momento, gli inquirenti hanno deciso di allargare l'inchiesta scoprendo poi che in molti lo percepivano nonostante fossero in carcere.
L'uomo che percepiva il reddito con il Porsche in garage
La Procura aveva individuato 117 persone: di queste, in sessantuno lo percepivano anche se in carcere o agli arresti domiciliari. Tra questi, uno di loro posto ai domiciliari con l'accusa di riciclaggio, lo percepiva pur avendo un Porsche Cayenne – pagato 65mila euro – parcheggiato in garage. Ovviamente a tutti loro è stato revocato il reddito e le somme sono state, in parte, recuperate. Il pm, dopo aver notificato l'avviso di chiusura delle indagini a 43 persone, è pronto a chiedere il rinvio a giudizio.