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Amiche russe fermate con lingotti d’oro e 3 milioni di euro, la pista della “hawala”: di cosa si tratta

L’inchiesta dell’Antimafia e della Finanza è partita da un controllo di routine in strada nell’hinterland di Milano. Le donne sono state trovate con milioni in contanti e lingotti d’oro. L’ipotesi del sistema internazionale per trasferire denaro “di mano in mano”
A cura di Francesca Del Boca
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Sono state scoperte dai Carabinieri con addosso milioni di euro e dollari in contanti, quaderni che segnavano cifre astronomiche e lingotti d'oro le due amiche russe che, insieme a un terzo uomo originario della Turchia, si trovano ora agli arresti a Milano: davanti ai militari le donne, che la mattina dello scorso 5 marzo avevano ricevuto il tesoro direttamente dall'uomo in una via di Cusago, non hanno saputo indicare la provenienza del bottino, men che meno la sua destinazione finale.

Riciclaggio di denaro sporco? Il ricavato dello spaccio internazionale? Per gli investigatori dell'Antimafia e della Finanza, adesso, si fa sempre più nitida la pista della "hawala". Ossia il trasferimento di mano in mano del denaro attraverso mediatori, che prendono ovviamente un compenso in percentuale. Il tutto senza movimenti bancari facilmente rintracciabili: le transazioni avvengono su macchine, treni e per strada, grazie ai mediatori che trasportano i fondi a mano e, attraverso una sorta di staffetta umana, li portano così a destinazione.

Una movimentazione di denaro avvenuta in pieno giorno, in un luogo pubblico, con i Carabinieri che avevano allestito un semplice posto di blocco per controllare patenti e carte di circolazione. Le due amiche, 48enni integrate a Milano (una è sposata con un anziano pensionato, l’altra ha un negozio di tessuti in zona) avevano incontrato il turco, un 52enne, in una strada dell’hinterland: hanno accostato in macchina e lui, a piedi, si era avvicinato e aveva consegnato un sacchetto.

Dentro, le mazzette di denaro e i lingotti d'oro puro, pesanti fino a quasi tre etti l'uno. "Pensavamo fossero dei tessuti", la giustificazione di una di loro davanti alla scoperta dei militari insospettiti. Che ora indagano anche sulle parentele dei tre – e in particolare sulla moglie del 52enne turco, imprenditrice nel campo dell'arredo con un grande negozio fuori Milano: la donna, sui documenti d’identità risulta ancora residente a Gaziantep, nel sud della Turchia, a pochi chilometri di distanza dal confine con la Siria.

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