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“Allo specchio mi facevo schifo, oggi sono contento di aiutare gli altri”: la storia di un ex alcolista

Prima una vita apparentemente perfetta, poi uno strappo familiare e la discesa nel baratro. Pierantonio Luraghi, 59enne bergamasco, ha vissuto l’incubo dell’alcolismo ma ne è uscito grazie alla comunità e al sostegno delle persone. Oggi è lui ad aiutare gli altri.
A cura di Chiara Daffini
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Pierantonio Luraghi, 59 anni, ex alcolista
Pierantonio Luraghi, 59 anni, ex alcolista

"Fino al 2008 nella mia vita sembrava non mancare niente – racconta Pierantonio a Fanpage.it -. C'erano mia moglie e i miei due figli, ero riuscito a comprarmi una bella casa. Poi un mattino ti svegli e sembra tutto svanito".

Qualcosa si rompe nelle relazioni familiari e per Pierantonio il dolore è troppo grande: "Solo quando bevevo non ci pensavo – ricorda -, mi sembrava di sentirmi bene. Solo che poi è diventato l'alcol il padrone, mi diceva solo una cosa: bevi".

Inizia il periodo più buio. "Mi alzavo la mattina e il primo pensiero era bere, lo stesso che mi accompagnava per tutta la giornata e che guidava ogni mia azione – dice ancora il 59enne – Quando arrivi a guardarti allo specchio e a farti schifo, lì hai toccato il fondo".

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Vittima dell'alcolismo

"Non ero più io e me ne rendevo conto, anche se cercavo di nasconderlo agli altri – ammette Pierantonio -, solo che non riuscivo a smettere di bere".

"Quando la sera andavo a dormire – continua – pregavo che mi venisse qualcosa di brutto e che finisse tutto. Un giorno mi sono detto: se non ci pensa quello lassù, faccio da solo".

È l'11 settembre 2017 e Pierantonio tenta un gesto estremo. "Avevo pianificato tutto nei dettagli, ma quel giorno, casualmente, mio figlio è uscito prima dal lavoro e mi ha salvato la vita".

Seguono un ricovero nel reparto di psichiatria, il Sert e una degenza per la disintossicazione: "All'inizio ero convinto di farcela da solo, di essere già guarito, poi ho iniziato ad ascoltare gli altri pazienti, che erano ricaduti più e più volte. Lì ho iniziato a farmi due domande".

La nuova vita in comunità

"A salvarmi sono state le persone che hanno creduto in me – dice senza esitazione Pierantonio -, a partire dalla prima psichiatra che mi ha avuto in cura. Mi sono fidato e affidato, anche grazie all'aiuto dei miei figli".

Pierantonio accetta così di entrare nella comunità Nuovo cammino, a Senna lodigiana: "Ricordo che il primo giorno dissi che me ne sarei andato dopo tre mesi, poi ho capito che mi serviva e sono rimasto".

Oggi Pierantonio ha alle spalle un anno di percorso e quattro da operatore, è a capo di un laboratorio artigianale e aiuta altri uomini e ragazzi a uscire dalle dipendenze. Come Alessandro, 41 anni, e Andrea, 31.

"Ho iniziato a drogarmi dopo la morte di mio padre – racconta Alessandro a Fanpage.it -, poi, per vari reati, sono finito in carcere e successivamente in comunità. Qui ho riscoperto le relazioni, in primis quella con i miei bambini".

"Anche per me l'aiuto più grande – aggiunge Andrea – sono le persone: ero tossicodipendente e spacciavo, sto ancora scontando la mia pena ma sogno una vita libera".

La comunità Nuovo cammino, a Senna lodigiana
La comunità Nuovo cammino, a Senna lodigiana

Ritrovare sé stessi

La comunità Nuovo cammino è una struttura privata accreditata e riconosciuta da Regione Lombardia. "Accogliamo una ventina di uomini tra i 25 e i 45 anni – spiega il coordinatore Gabriele Galleani, che lavora in team con altre otto persone tra operatori ed educatori -, il percorso dura circa 18 mesi".

E comprende un lavoro di indagine su sé stessi, ma anche di reinserimento sociale e lavorativo, con attività fuori e dentro la struttura. "Poi – aggiunge Galleani – un ruolo fondamentale lo giocano le famiglie".

Ed è proprio nel rapporto con i figli che Pierantonio oggi si vede un uomo diverso: "Prima pensavo che bastassero i 100 euro una volta ogni tanto, oggi capisco che serve molto di più e mi sento davvero padre: i miei ragazzi mi cercano e mi chiedono consigli e il bello è che sento di poterli aiutare.

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